Tragedia del convoglio "Duisburg"

9 novembre 1941

Tragedia del convoglio "Duisburg"

9 novembre 1941

Mattesini Francesco


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L’attacco delle unità navali britanniche al Convoglio “Beta”, noto soprattutto come convoglio “Duisburg”, dal nome del piroscafo tedesco che esercitava le funzioni di capo convoglio, avvenne la notte dell’8 novembre 1941, nel Mare Ionio, circa 100 miglia a sud delle coste della Calabria. Parteciparono al combattimento, al comando del commodoro William Agnew, gli incrociatori leggeri britannici Aurora e Penelope e due cacciatorpediniere (Lance e Lively) della Forza K, salpati dal porto maltese della Valletta. Da parte italiana erano presenti, per la scorta ad un convoglio di sette navi mercantili partito da Napoli e diretto a Tripoli, i due incrociatori pesanti della 3a Divisione Navale, Trieste e Trento, e dieci cacciatorpediniere, al comando dell’ammiraglio Bruno Brivonesi. È ancora da definire, con sicurezza (anche se, vi sono parecchi indizi, se non certezze), le modalità, attraverso le quali, i britannici riuscirono a scoprire il convoglio salpato da Napoli. Ciò avvenne infatti, esattamente nel punto, in cui, superato lo Stretto di Messina, (e diretto per un certo tratto della navigazione con rotta est), il convoglio “Beta” doveva cambiare rotta, dirigendo a sud, verso l’Africa Settentrionale. Alla individuazione del convoglio, contribuirono indubbiamente gli avvistamenti della ricognizione aerea di Malta, nel pomeriggio dell’8 novembre. Questi avvistamenti inoltre, erano proprio diretti sul punto esatto in cui transitava il convoglio italiano. L’organizzazione crittografica Britannica ULTRA, infatti, aveva ( attraverso sistemi sofisticati), decifrato le trasmissioni della Regia Marina italiana, che riguardavano i movimenti del convoglio. Tali documenti si trovano in copia nell’Archivio dell’Ufficio Storico della stessa Marina Militare italiana. Le navi britanniche della Forza K avvistarono per prime otticamente (e quindi con buoni binocoli) il convoglio “Beta” alla distanza di 17.000 metri, e lo seguirono per ben 17 minuti, preparandosi all’attacco, senza che nessuno, sui piroscafi o sulle navi di scorta italiane, si accorgesse della minaccia. L’attacco durò pochissimo tempo. Le sette navi mercantili del convoglio (cinque piroscafi e due petroliere) furono colpite da distanza ravvicinata (5.000 metri circa) da precisi colpi d’artiglieria e da lanci di siluri ed in soli sette minuti erano tutte in fiamme. Affondarono assieme ad uno dei cacciatorpediniere della scorta, il Fulmine. Un secondo cacciatorpediniere, il Libeccio, fu affondato l’indomani, mentre raccoglieva i naufraghi, dal sommergibile britannico Upholder. Nessun danno riportarono le quattro unità britanniche. La battaglia del convoglio “Beta”, trattata in modo esaustivo in questo libro, rappresenta, nel corso delle operazioni belliche in mare aperto, il secondo più grave disastro della Regia Marina nella seconda guerra mondiale, dopo quello della battaglia di Capo Matapan della notte del 28 marzo 1941. Esso descrive infatti come le navi italiane, nettamente sorprese dall’attacco nemico, non reagirono come avrebbero dovuto, per una serie di motivi tutti biasimevoli. La sconfitta fu accolta, in Italia ed in Germania con grande costernazione, e con conseguenti proteste e malumore da parte della Regia Marina, che cercava di giustificare le cause che l’avevano determinata, nei confronti di un incredulo Capo del Governo e Ministro delle Forze Armate, Benito Mussolini. Lo straordinario successo conseguito dalla Forza K, fu accolto a Malta ed in Gran Bretagna con grandissima soddisfazione, e non mancarono gli elogi e le medaglie per i Comandanti e gli equipaggi delle navi, che quel successo avevano realizzato.
Ean / Isbn
978889964899
Pagine
202
Data pubblicazione
05/05/2023