Il prezioso Corallium rubrum pescato nel bacino del Mediterraneo in quasi tutti i paesi costieri, è stato oggetto di un dissennato e incontrollato prelievo. Ho letto molti libri sul corallo e la sua lunga storia che si perde nella notte dei tempi. Sono sempre libri nei quali parlano soprattutto le fotografie. Bei rami in primo piano, spesso enormi o con sezioni da record! Monili e sculture, bracciali e collane, cavigliere e fasce per neonati e ancora abiti e gioielli di ogni tipo. Tutti si affannano a elogiare la bellezza del corallo, le capacità di maestri scultori, artigiani e gioiellieri di ogni parte del mondo. Nella tradizione italiana lo sfruttamento artistico del corallo ha avuto un utilizzo parallelo a quello di prezioso gioiello destinato ad adornare dame annoiate e ricche signore. Le scuole dei maestri campani, sardi e siculi soprattutto, hanno infatti prodotto centinaia di oggetti, paramenti e sculture sacre, calici e presepi, santi e madonne, destinati prevalentemente a chiese e prelati, vescovi e cardinali, parrocchie e cattedrali, ma anche a ricchi collezionisti. Non mi è mai capitato di leggere alcunché sui dettagli della crudele e spietata pesca con l’ingegno e dei disastri da esso causati, anzi al contrario ho sentito spesso dire che i maggiori danni al patrimonio del corallo siano stati causati dai sub corallari.
Data pubblicazione
04/11/2016