Nel 1945, imbarcato su unità destinata al dragaggio meccanico in Alto Adriatico, osservavo con stupore, concentrati sui pochi tratti di mare già sgombri dai micidiali ordigni, decine e decine di bragozzi che, con le splendide vele colorate, accoppiati nel traino della "coccia", lentamente risalivano il vento. Lo spettacolo meraviglioso, dopo i tormentati anni di guerra, suggellava con coreografica rappresentazione l'effettivo ritorno alle opere di pace. Dopo un intervallo di circa tre anni, mi ritrovai nuovamente in Alto Adriatico per il completamento del dragaggio magnetico. Con mia grande sorpresa lo spettacolo dei bragozzi sotto vela era scomparso e solo pochi scafi disalberati e circondati dalla nube azzurrognola dei gas di scarico del motore , correvano sul mare trainando nuovi attrezzi da pesca. Per sempre era finita l'epoca della vela, del bragozzo chioggiotto, della silenziosa e dura vita dei pescatori del litorale; un intero mondo, in brevissimo spazio di tempo, era stato cancellato e praticamente distrutto. Ben a ragione dunque Mario Marzari si è impegnato nella raccolta delle ultime testimonianze di questo mondo scomparso, ricercando tutte le possibili fonti per una storia basata in particolare sullo studio di tre scafi tipici che nei secoli costituirono la spina dorsale della flotta peschereccia adriatica. Il Museo Storico Navale di Venezia, da oltre sessant'anni attento custode non solo dei cimeli e dei ricordi della nostra Marina Militare, ma anche delle gloriose tradizioni delle nostre Repubbliche marinare e di tutto ciò che attiene alla vita dell'uomo sul mare, ha sempre incoraggiato i ricercatori e gli studiosi di tutto il mondo, mettendo a loro disposizione i materiali e le documentazioni esistenti, e così ha fatto anche con l'Autore di quest'opera. Lo studio di Marzari sui modelli di bragozzo, tartana e bragagna conservati presso il Museo, ha un intrinseco valore tecnico-storico e rappresenta anche un richiamo al problema dell'immenso patrimonio "navale" ancora disponibile in Italia, ma purtroppo in lenta dissoluzione. La ricca bibliografia e le numerose citazioni con i riferimenti a materiali d'archivio, costituiscono altro fondamentale elemento per la completezza della pubblicazione che risulta una preziosa fonte d'informazione per quanti vogliano avventurarsi nello studio delle marinerie minori. Va sottolineata inoltre la meticolosa precisione con cui sono stati rilevati gli elementi costruttivi dei tre scafi in esame. Non esisteva, finora, una documentazione in materia; ma ora, con i dati del Marzari, potremmo mettere sullo scalo, senza difficoltà, uno dei legni descritti, e regolarmente armarlo per la pesca. A meno di due secoli dalla scomparsa delle galere, dopo quasi settecento anni di presenza sui mari, esistono dubbi su alcuni loro particolari costruttivi e sulle loro sistemazioni per la voga; è motivo di vera soddisfazione constatare invece che per la tartana, il bragozzo, la bragagna, la possibilità di una loro fedele ricostruzione non è andata dispersa. Il Museo Storico Navale di Venezia si augura che la divulgazione di questo studio possa essere di incoraggiamento ad una completa classificazione del naviglio costiero italiano che nei secoli, con la silenziosa ed aspra fatica di tanti marinai, apportò ricchezza e benessere all'intera Nazione.
Data pubblicazione
01/10/1984