«Tutti in buca. I serventi ai pezzi acquattati conyto i bordi delle piazzole, aspettando che passi l'inferno. E intanto medito. il combattente moderno, più che un eroe, è un martire.» Questo è il diario scritto da un giovane ufficiale italiano che, dopo aver frequentato l'Accademia di artiglieria e genio di Torino, viene assegnato al 26° reggimento d'artiglieria della divisione «Pavia» schierata in Africa settentrionale. Nell'estate del 1942 raggiunge il fronte di El Alamein e partecipa ai violenti combattimenti dell'ottobre-novembre contro le forze britanniche. Fatto prigioniero, viene rinchiuso nel campo di Geneifa, Laghi Amari, poi a Heiwan, a sud del Cairo. Nel febbraio del 1945 evade e vive in clandestinità ad Alessandria. In maggio riesce a imbarcarsi su un incrociatore della marina italiana all'ancora nella rada e raggiunge Napoli. La guerra è finita, ma le autorità d'occupazione inglesi continuano a cercarlo perché per loro è ancora un evaso. Affronta un nuovo periodo di clandestinità tra Roma e Silvi Marina, che termina con la firma del trattato di pace di Parigi del febbraio 1947. L'autore descrive le vicende di cui è stato protagonista con realismo e ironia, usando un linguaggio semplice e diretto. Questa è una storia vera di guerra, prigionia, evasione e sopravvivenza, in territorio nemico.
Data pubblicazione
01/02/2008