Di solito la prefazione di un libro è la parte che il lettore salta a piè pari limitandosi si e no a leggere distrattamente il nome di chi l'ha scritta. Quando poi si tratta di un libro di Raimondo Bucher la curiosità, direi quasi l'ansia, di fogliame le pagine, sia per fare tesoro della sua enorme esperienza e conoscenza sia per ricercarne i piccanti spunti polemici, che fanno parte della sua forte personalità, accelera il progresso fisiologico di disattendere la presentazione ritenuta, non a torto, inutile. Fidando su questo tipo di rigetto spontaneo ho accettato di scrivere le poche righe che l'illustre e caro amico Bucher ha deciso di porre all'inizio del suo nuovo libro. Testi di tecnica dell'immersione subacquea ve ne sono ormai in quasi tutte le vetrine ed in molte delle bacheche di librerie specializzate o meno, ma un testo intriso oltre che di salmastro anche di esperienza vissuta, di autosservazione, attenta, di inserimento nella natura, sofferto e perseguito nel rispetto della vita in ogni sua manifestazione, è ancora raro da reperire. Raimondo Bucher è riuscito nella sua vita avventurosa, vera protagonista del libro, a fondere il binomio di esploratore del cielo e del mare, evidenziando con la testimonianza di se stesso l'inscindibilità di due elementi che, per le variazioni di gravità, possono essere considerati simili e che per l'aumento e la diminuzione di pressione, che la vita dentro di essi comporta, il negativo ed il positivo delle stesse realtà fisiche, biologiche e fisiologiche. Tant'è che le esperienze condotte dalla Medicina Spaziale e quelle condotte dalla Medicina Subacquea possono essere interscambiabili. Ma il più interessante lato del carattere e della personalità di Bucher è rappresentato, a mio parere, dal continuo porre se stesso come cavia in quell'esperimento costante che è stata ed è la sua vita. È questo forse l'aspetto più toccante di questo suo lavoro. Egli Infatti parla del mondo subacqueo vedendolo e valutandolo attraverso la lente di osservazione di Raimondo Bucher e quindi parla delle difficoltà che ha dovuto superare e degli accorgimenti piccoli e grandi, ma sempre originali e pieni di inventiva, che ha dovuto concepire e mettere a punto per poter migliorare le sue prestazioni. E da buon ricercatore attento e puntiglioso riporta anche alcuni dei suoi insuccessi come banco di prova della necessità assoluta e costante, per poter vivere sott'acqua, del massimo impegno psicofisico oltre che di una spietata autocritica. Ma oltre ed a fianco del contributo tecnico offerto con la descrizione delle sue esperienze altri due aspetti del lavoro di Blucher sono rilevanti: quello didattico e quello ecologico. L'impegno didattico è rivolto con amore ai giovani ed è costituito dal tentativo di trasfondere loro il suo amore per il mare e per la vita sportiva, libera, sana, impegnativa; modelli di vita ormai in declino di cui i giovani non solo hanno bisogno, ma anelano ogni giorno di più per dare senso alla loro esistenza un po' troppo schiacciata dal tecnicismo e dall’aridità del rapporto umano, cui la patologia della società industriale li ha condannati da troppo tempo. L'impegno ecologico scaturisce dal dolore di chi vive in un Mare Mediterraneo che diventa di giorno in giorno meno attraente e che, da culla della civiltà e da unione tra i popoli, si trasforma gradatamente ma fatalmente in una cloaca di sversamento della parte peggiore degli stessi. Non solo della parte costituita dai rifiuti essenziali e biologici, che sono comunque fonte di vita, ma dai composti derivanti dalla degradazione chimica di quei tossici di cui noi tutti sembriamo non poter più fare a meno nella nostra vita quotidiana. Ma, per fortuna, accanto al grido disperato dell'amante del Mediterraneo, vi è anche l'ottimismo di chi intravede in coloro che ci seguiranno i segni di un ripensamento sulla necessità di difendere i valori essenziali della nostra esistenza e tra questi, primo fra tutti, il mare. Dalla prefazione di Raffaele Pallotta
Data pubblicazione
01/01/1984