In questo testo sono state scelte, con grande intelligenza e conoscenza della materia, dieci imbarcazioni: Viola, Altura 42, Akhir, Sarima, Tigershark, Tiger, A’Speranziella, Aquarama, Baglietto 16,50 e Allunga; ognuna di esse rappresenta uno snodo particolare della lunga e densa tradizione della nautica italiana. I progettisti che le hanno ideate e sviluppate appartengono a generazioni che si sono formate attraverso complessi percorsi di vita, ma sicuramente nessuno di essi ha frequentato un corso strutturato di design per la nautica. Le esperienze che li connotano sono di diversa natura, come pure l’origine delle intuizioni che hanno portato ai risultati che qui vengono presentati. Tradizione di famiglia e di cantiere, formazione da progettisti architetti o ingegneri, esperienze in settori affini come quello automobilistico e in genere meccanico, passione pura per il mare, sono tutti elementi che variamente si mescolano nelle biografie dei progettisti. Per tutti un impegno intenso e una lunga formazione sul campo, per alcuni la continuazione della tradizione attraverso l’apprendistato di giovani in studio. Ma stiamo parlando di eccellenze, di punte particolari di intelligenza e visione del momento storico, come pure di capacità tecnica e sensibilità tecnologica. Si tratta cioè di piccoli numeri, inseriti in un contesto produttivo ancora piuttosto limitato. Negli anni in cui il settore della nautica da diporto si è velocemente e caoticamente sviluppato, si è sentita la necessità di operare in una ottica diversa. Se infatti alcune strutture produttive tradizionalmente organizzate, gestivano la formazione in forma di lungo apprendistato, e le competenze venivano trasmesse attraverso l’osservazione diretta e l’imitazione dei più anziani, in altri casi si è assistito ad un incontrollato processo di improvvisazione, con cantieri e progettisti lanciati sul mercato senza alcuna esperienza. Negli anni di maggior sviluppo, la necessità di confrontarsi con i mercati internazionali, la crescente complessità dei compiti, legati sia allo sviluppo di nuove tecnologie progettuale e produttive, che agli scenari sempre più sofisticati, non lasciava molto spazio, né molto tempo, alla formazione gestita tutta all’interno del cantiere o solo improvvisata. A questo si aggiungeva la crescente richiesta di specializzazione e diversificazione delle professioni legate al settore: non più e non solo progettisti, ma una vasta gamma di competenze. Oltre alle necessità espresse non sempre in forma palese dai settori della produzione, si registrava una domanda di formazione scaturita naturalmente a ridosso di interessi sportivi e di vita. Lo studio delle imbarcazioni qui presentate contribuisce a innalzare il livello di consapevolezza dei progettisti in formazione, sono esempi da comprendere in tutta la loro carica innovativa. Di Silvia Piardi
Data pubblicazione
20/09/2013