|
Antefissa di Gela |
La storia del relitto della
nave greca del VI secolo a. C. inizia nel 1988 quando fu individuato a 800 metri dalla costa al largo di Gela, il cerchio si chiude il 28 luglio del 2008 quando è stato completato il recupero, iniziato nel 2003, furono “pescati” la chiglia, un unico pezzo di oltre 11 metri e la ruota di poppa. Mentre la stiva ha restituito molti “cocci”, tra cui vasellame attico a vernice nera e due rarissimi askoi a figure rosse. La
nave, un vero e proprio mercantile se paragonato all’oggi, lunga circa 20 metri, aveva lo scafo “cucito”, tenuto assieme, con fibre vegetali come si usava per le imbarcazioni dell’epoca.
“
Il metodo di costruzione con tavole cucite è molto antico ed attestato già nella nave di Cheope; ma anche Omero, nell’Iliade (II,135), accenna alla chiglia, alle coste ed alle tavole giuntate insieme con il sistema della cucitura; il poeta ricorda che le funi delle navi dei Greci, rimaste in secco per anni sui lidi di Troia ed esposte alla calura del solleone, si erano allentate […]”
|
S. Tusa e R. Crocetta |
La storia continua l’otto novembre scorso quando
Sebastiano Tusa il nostro “
Maigret” della
Soprintendenza del Mare siciliana annuncia in una conferenza stampa presente il neo eletto presidente Rosario Crocetta, che sempre in quel di Gela nelle acque antistanti la contrada Bùlala, sono stati ritrovati alcuni reperti di notevole interesse. Tra questi uno degli oggetti più antichi ritrovati finora nelle acque siciliane, un’antefissa, della prima metà del VI secolo a. C., in terracotta, elemento della copertura dei tetti posto sulla testata delle travi o dei coppi di gronda.
Rappresenta, ha spiegato Tusa,
l'immagine della Gorgone realizzata in bassorilievo. La ben nota figura della mitologia greca è realizzata secondo i canoni dell'arte arcaica, a stampo, con un arco di capelli ondulati che incorniciano in alto il volto contratto in atteggiamento ghignante che riempie le gote. Presenta, come di consueto, la bocca semiaperta con la lingua di fuori spinta verso il basso. La presenza di tale figura terrifica aveva un carattere apotropaico, cioè di difesa dal malocchio e dalle forze negative e veniva posta generalmente sui frontoni dei templi e sul colmo dei tetti a protezione simbolica degli edifici. L’antefissa e gli altri reperti recuperati sarebbero, pertanto, oggetti pertinenti al carico del relitto di nave greca già recuperato.. È per questo che, grazie ad un’ordinanza della Capitaneria di Porto, la zona è parzialmente interdetta alle immersioni per proteggere i reperti che certamente ancora i fondali custodiscono. La sequenza di date che vede protagonista il numero otto sembra ben augurante per la città di Gela: in un futuro prossimo vorremmo ricordarla non per il suo Polo Petrolchimico che l’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato come “ad alto rischio di crisi ambientale”, ma per il suo Museo della Navigazione Antica di prossima costruzione, luogo ideale dove esporre tesori recuperati e del quale, finalmente, nell’ottavo (ancora otto!) mese di quest’anno sono stati reperiti i finanziamenti, esattamente 5milioni49mila804,77 Euro e avviate tutte le procedure per l’inizio dei lavori. L’avventura che porterà alla realizzazione del Museo è esemplare, tutta italiana. I lavori dovevano iniziare nel 2004 quando i primi legni furono affidati per il restauro alle amorevoli cure (durata prevista 5 anni) del laboratorio inglese
Mary Rose Archeological Services di Portsmouth. Si disse che quei 5 anni sarebbero serviti a creare il museo della navigazione, i fondi c’erano, venivano dai fondi del gioco del lotto.
Ma in tempi della burocrazia uccidono le migliori previsioni e intenzioni. Sicché i primi trecento legni delle navi sono ritornati nel 2009, nei termini previsti, restaurati in Sicilia, chiusi ermeticamente in 14 casse, altre 20 sono in dirittura d’arrivo, saranno conservate insieme alle altre a Caltanissetta, proibito aprirle! Si apriranno per rimettere insieme tutti i “pezzi” e ricostruire la nave, quando ci sarà il museo per la loro esposizione insieme al carico della nave. Museo che assumerebbe un significato rilevante per lo sviluppo sostenibile di Gela legato ai suoi beni archeologici e culturali. Insomma, c’è voluto meno tempo per effettuare in terre lontane un restauro complicatissimo, che per costruire un museo! Intanto però però abbiamo il suo rendering, chi si contenta gode…