Batosta all’odiosa pratica della caccia in deroga e Giornata Mondiale delle Zone Umide

Scritto da Il Mare
01 febbraio 2013
Oasi WWF di Persano
La Giornata Mondiale delle Zone Umide che si celebra domani 2 febbraio per l’Italia ha un sapore particolare perché in sede europea, e proprio  a ridosso della chiusura della stagione venatoria, ha prevalso la sconfitta della caccia in deroga impartita a Veneto e Lombardia dopo anni di angherie da parte della lobby dei cacciatori.
“Quest’anno, nonostante il bollettino di guerra della caccia faccia ancora rabbrividire, sia in termini di migliaia di animali abbattuti anche illegalmente che di persone morte e ferite, possiamo tirare un mezzo sospiro di sollievo grazie alla batosta che siamo riusciti a dare alla odiosa pratica della caccia in deroga – afferma l’eurodeputato dell’IdV Andrea Zanoni vice presidente dell'Intergruppo Benessere degli Animali al Parlamento europeo – in particolare Veneto e Lombardia si sono viste costrette a ritirare le loro deroghe illegittime dopo la minaccia dell’Ue di sanzioni milionarie. Come eurodeputato ho fatto tutto il possibile affinché le Giunte Formigoni e Zaia rispettassero la Direttiva sugli Uccelli dell’Unione Europea. Fortunatamente in Italia sono sempre di più i cittadini che additano la caccia come un'attività barbara e medievale, mi auguro che i nostri amministratori un giorno se ne rendano conto e si spera che le Regioni Veneto e Lombardia abbiano imparato la lezione e il prossimo settembre non tornino ad imbracciare il fucile contro tutto e tutti pur di regalare le deroghe ai cacciatori. In caso contrario ci sarà battaglia in sede europea affinché la legalità prevalga e che a pagare il prezzo delle deroghe illegittime, conclude, siano proprio i diretti responsabili politici.”
Fenicotteri nell’Oasi WWF di Burano
Una data importante quindi quella di domani per ricordare il 41° anno della firma della Convenzione  internazionale di Ramsar, relativa alle zone umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici. Ramsar è il nome del paese in Iran dove venne siglata il 2 febbraio del 1971 e a cui oggi aderiscono 160 Paesi. Questo accordo per la tutela delle zone umide ha permesso di salvaguardare 1.912 aree nel mondo per un totale di 187 milioni di ettari. Il tema dell’edizione, così come deciso dal segretariato della Convenzione promotore dell’iniziativa, è “zone umide e turismo”. Un tema delicato ed importante perché lo sviluppo del turismo-natura è strettamente connesso alla salvaguardia del patrimonio ambientale e delle risorse naturali
Oasi WWF Lago di Preola
Si stima che le zone umide, gli ecosistemi più a rischio del Pianeta, abbiano un valore economico stimato in oltre 15 milioni di miliardi di dollari. Sono una preziosa riserva idrica utilizzata per l’irrigazione, oltre i due dei pesci che si allevano dipendono dalle aree umide e costiere, sono giganteschi serbatoi di CO2 (la stima è che custodiscano circa il 40% della riserva globale di carbonio terrestre) e proteggono la biodiversità e producono il 24% del cibo del Pianeta.
Delta del Po
Senza dimenticare che rappresentano importanti occasioni a fini ricreativi e turistici.
 Alcuni dati per capire quanto sia importante salvaguardare questo patrimonio. Il  90% delle aree umide sono scomparse nell’ultimo secolo. Secondo la Commissione europea, fra il 1950 e il 1985 si sono registrate le perdite maggiori: in Francia (67%), Italia (66%), Grecia (63%), Germania (57%) e Olanda (55%). L’Italia ospita 52 siti Ramsar. Dei circa 3 milioni di ettari originari, all’inizio del ventesimo secolo ne restavano 1.300.000 ettari, fino a precipitare ai 300mila ettari nel 1991. Oggi ne rimane lo 0,2%, tra aree interne e marittime.  A questi ambienti ali ambientalisti stimano sia legato circa il 12% delle specie animali totali, che diventano il 40% aggiungendo quelle vegetali. Quasi il 50% delle specie di uccelli presenti in Italia sono legate alle zone umide. 
Circa due miliardi di migratori ogni primavera attraversano l’Italia, ponte nel Mediterraneo fra Africa ed Europa, dai piccoli liù alla grande cicogna bianca. Le nostre aree umide rappresentano per molti una preziosa area di sosta lungo le rotte migratrici.
Biancone
Ma la caccia illegale rappresenta un grave pericolo, in Italia si spara a di tutto. Nei soli due mesi di settembre e ottobre 2012 in Italia, a seguito dell'apertura della stagione venatoria, si sono registrati gravissimi atti di caccia illegale nei confronti di specie di mammiferi ed uccelli protetti, rarissimi o in via di estinzione.







Ecco il testo dell’interrogazione parlamentare presentata da Andrea Zanoni alla Commissione europea che ha per oggetto: Incontrastati e gravissimi atti di caccia illegale diffusa in tutta Italia nei confronti di specie di mammiferi e uccelli rari, rarissimi e addirittura in via di estinzione.
Ibis eremita
Solo a titolo esemplificativo in Sardegna sono stati uccisi due Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) e un Cigno nero (Cygnus atratus). In Sicilia è stato ucciso Pilar, un Biancone (Circaetus gallicus)  protagonista di un ambizioso progetto di monitoraggio con telemetria satellitare ed una Cicogna bianca (Ciconia ciconia). In Liguria ed in Campania sono stati abbattuti alcuni Sparvieri (Accipiter nisus), in Calabria un Falco di palude (Circus aeruginosus) ed un Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), mentre in Puglia una Poiana (Buteo buteo) ed un Assiolo (Otus scops). In Toscana sono stati uccisi rapaci delle specie Sparviere (Accipiter nisus), Smeriglio (Falco columbarius), Lodolaio (Falco subbuteo), Poiana (Buteo buteo), Gufo (Asio otus), Falco di Palude (Circus aeruginosus) e addirittura due esemplari di Ibis eremita (Geronticus eremita) del progetto Waldrappteam uno dei quali, Goja, era considerato il cavallo di battaglia dell'intero progetto essendo il primo Ibis eremita ad aver compiuto tra il 2011 e il 2012 autonomamente la migrazione, imparata da giovane, da Burgahausen in Baviera (Germania) all’oasi WWF di Orbetello (GR) in Italia. Due esemplari di lupo (Canis lupus) sono stati uccisi nelle Marche, mentre un terzo è stato ucciso in Veneto. Un maestoso esemplare di Gru (Grus grus) è stato abbattuto ai confini tra le province di Cremona e Piacenza la scorsa settimana.
La preoccupante diffusione di questi episodi di bracconaggio criminale, da nord a sud della penisola isole comprese, testimoniano anche un lassismo nei controlli preventivi e nella repressione da parte delle autorità. Per questo la volontà delle istituzioni comunitarie di collaborare con gli Stati e associazioni come BirdLife International, sono sicuramente dei segnali positivi. La Commissione UE all’Ambiente sui casi di bracconaggio a specie di uccelli e mammiferi rari e in via d'estinzione ha allo studio un piano d’azione per il controllo delle attività illegali, lo scambio di informazioni, la sensibilizzazione, la prevenzione, il miglioramento del coordinamento e delle attività di controllo del rispetto delle normative.