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Resti di Ponte Probo |
Non c’è due senza tre! Così il nostro “geometra”, lo scrittore Giancarlo Pavia, ora ci parla dopo quelli di Santa Marinella dei ponti romani che non ci sono più. Intanto sapete quanti sono i ponti di Roma? Un bel numero, sono ventisei! Quattro sono definiti fondamentali perché più degli altri hanno una propria storia da raccontare grandi e silenziosi protagonisti della vita della città: Ponte Sublicio, Ponte Rotto o Emilio, Ponte Milvio e Ponte Sisto. Gli altri ventidue più recenti, non sono privi di storia, tutt’altro, fanno ripercorrere nel tempo non solo la storia di Roma, ma quella dell’Italia. Eccoli: Ponte Quattro Capi che collegano l’Isola Tiberina; Ponte Sant’Angelo o Ponte Elio; Ponte San Paolo o dell’Industria; Umberto I; Gaibaldi; Palatino; Regina Margherita; Cavour; Mazzini; Vittorio Emanuele II; Risorgimento; Matteotti; Duca D’Aosta; Principe Amedeo di Savoia-Aosta; Testaccio; della Magliana; Marconi; Flaminio; Nenni; Tor di Quinto; Castel Giubileo infine Ponte della Scafa.Passiamo ora a quelli scomparsi. Nella storiografia di Roma si rileva l’esistenza di tre ponti dei quali,
nei giorni nostri, essendo scomparsi, non se ne conosce la ubicazione (almeno per due di essi).
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Carta della Roma Antica |
Ponte di ProboIl ponte di Probo (pons Probi), secondo varie fonti storiche, esisteva a Roma e scavalcava il Tevere tra l’Aventino e Trastevere. Fu costruito dall'imperatore Marco Aurelio Probo (276-282), ma successivamente Teodosio Primo diede luogo a notevoli rifacimenti dal 381 al 387. Dopo tali lavori venne denominato “ponte nuovo” (pons novus) o come ponte di Teodosio (pons marmoreus Theodosii). Difatti su una carta della
Roma Antica in scala 1/20000 ne viene indicata l’ubicazione sotto l’Aventino, a valle di ponte Sublicio ed a monte del moderno ponte Testaccio, a Porta Portese. Anche se la sua ubicazione non è ancora stata individuata con precisione, alcune rovine presenti nell’alveo del Tevere, fotografate alla fine del secolo scorso ne proverebbero la sua esistenza e collocazione.
Ponte NeronianoIl ponte Neroniano o ponte Trionfale a Roma, permetteva di attraversare il fiume Tevere ed entrare nella città provenendo dall’antica via Trionfale, fondamentale per la viabilità della attuale zona
Vaticana in epoca romana. Il ponte venne costruito nel primo secolo d.C., nel periodo dell'imperatore
Nerone, per migliorare i collegamenti con le sue proprietà sulla riva destra del fiume (tra cui la villa
della madre Agrippina). Si è discussa anche una sua possibile attribuzione a Caligola, che l’avrebbe costruito per dare accesso al suo circo. Non si conosce l’epoca della distruzione e forse andò in disuso in occasione della costruzione delle mura aureliane, dalle quali sembra mancare una porta in corrispondenza del ponte, anche a causa della vicinanza del ponte Elio (Sant’Angelo). Ma già ai tempi delle guerre gotiche non se ne trova più menzione in nessun documento. Se passando sull’odierno ponte Vittorio Emanuele II (quello che conduce a S. Pietro) noteremo a valle i residui dei piloni, peraltro demoliti alla fine del 1800 per facilitare la navigazione. Sulla carta della Roma Antica in scala 1/20000 ne viene indicata la ubicazione sotto l’Aventino, a valle di ponte Elio (Castel S. Angelo), a monte del moderno ponte Vittorio Emanuele II.
Ponte AurelioIl ponte Aurelio a Roma, permetteva di attraversare il fiume Tevere ed entrare nella città provenendo dalla porta Settimiana (oggi l’inizio della Via della Lungara a Trastevere) e da un ramo della antica via Aurelia; nonché di assicurare l’accesso al quartiere degli Ebrei, allora emarginati in Transtiberim. Attualmente non se ne trovano tracce; doveva essere collocato a valle dell’attuale ponte Vittorio (all’altezza del carcere di Regina Coeli) ed a monte dell’attuale ponte Sisto (o ponte di Agrippa) in quanto questi nel 1400 lo fece oggetto di tali e tanti restauri che oggi glielo attribuiamo.
Ponte di MichelangeloFonti non provate attribuirebbero a Michelangelo l’incarico ricevuto dal Papato dell’epoca, di ricostruire ponte Aurelio ubicandolo in prosecuzione dell’Arco della Chiesa della Buona Morte esistente in Via Giulia.
Ma questo sarà l’argomento di un successivo articolo.
Giancarlo Pavia