Il rilievo in 3D, la nuova frontiera per l’archeosub

Scritto da Il Mare
13 agosto 2016

La Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha puntato gli occhi, o meglio gli obiettivi, sul relitto romano di Acitrezza posato sul fondo tra i 65 e gli 80 metri, segnalato per la prima volta nel 2011, ottenendo millecinquecento “scatti” utillizzati per creare il primo eccezionale rilievo tridimensionale per analizzare il relitto in tutti suoi aspetti. L’utilizzo dei modelli 3D rappresenta infatti per l’archeologia subacquea la nuova frontiera del rilievo tecnico; la velocità di esecuzione e la precisione nella restituzione nonché la fedeltà nella rappresentazione
delle superfici sono sicuramente il valore aggiunto soprattutto per relitti come questo di Acitrezza.
L’elevata profondità e l’ampiezza del relitto renderebbero infatti molto difficile se non impossibile un rilievo di tipo tradizionale a costi ragionevoli. Questa nuova tecnica, già da tempo utilizzata nell’archeologia terrestre, negli ultimi anni sta consentendo agli archeologi subacquei di effettuare rilievi dettagliati e completi utilizzando solamente le riprese fotografiche subacquee. Il rilievo 3D consente in sostanza di realizzare modelli di reperti, siti, relitti e strutture sommerse metricamente corretti e fotorealistici mediante l’utilizzo di comuni macchine fotografiche digitali scafandrate. Il software con tecnologia “image based”, consente utilizzando le fotografie scattate sott’acqua secondo una procedura codificata, di creare “nuvole di punti” e “mesh” – modelli poligonali – che successivamente supportano “texture” di elevata qualità ottenute direttamente dagli scatti fotografici. I modelli 3D ottenuti consentono, oltre che lo studio e l’interpretazione da parte degli archeologi, un innovativo sistema di presentazione e divulgazione dell’archeologia subacquea presentandosi con una realtà fino ad oggi impensabile soprattutto per relitti profondi. Dal modello 3D è quindi possibile generare ortofoto ad altissima qualità georeferenziate con le coordinate GPS e modelli DEM (Digital Elevation Model) quindi modelli poligonali di elevazione con un dettaglio eccezionale.  
Il prodotto ottenuto è utilizzabile in un GIS (Geographic Information System) per l’analisi fotogrammetrica in un Sistema Informativo Territoriale (SIT). I modelli ottenuti sono scalati alle misure originali e quindi è possibile misurare dimensioni e volumi, strumenti indispensabili per lo studio del relitto. Da una prima analisi del modello, ottenuto attraverso l’elaborazione di circa 1000 fotografie scattate sul sito, ci si è subito resi conto di alcune zone del carico dove non sono presenti reperti. Durante le immersioni non ci si era potuto rendere conto di questa situazione che solamente nell’interezza della rappresentazione del relitto si è potuto constatare. Inoltre si è già potuto fare una prima analisi della tipologia del carico, delle dimensioni del relitto, degli altri reperti all’interno del carico e della dispersione dei materiali sul fondo. Tutto ciò sarebbe risultato di difficile interpretazione utilizzando tecniche tradizionali di rilievo e documentazione  soprattutto a queste profondità, riservate a subacquei altofondalisti. 
La fotogrammetria tridimensionale, di pari passo con il veloce sviluppo dei software che consentono di ottenere i modelli 3D e le tecnologie di fruizione in realtà aumentata, rappresentano quindi la nuova frontiera della documentazione in archeologia subacquea fornendo inoltre un affascinante strumento di fruizione divulgativa di beni sommersi altrimenti difficilmente fruibili dal grande pubblico.
Lo studio in corso permetterà di ricostruire oltre al carico, la sua disposizione e le caratteristiche (ca. 15 metri di lunghezza e 4 di larghezza), aggiungendo un tassello alla rotta delle imbarcazioni commerciali lungo la costa catanese e alla sua interportualitа, sottolineando la notevole importanza di scali come quello delle Isole dei Ciclopi, citato anche nell’Eneide.
Salvo Emma
Successivamente con l’appoggio della Capitaneria di Porto, un robot sottomarino a controllo remoto (ROV) perlustrerà ulteriormente l’area intorno al relitto, verificando l’eventuale presenza di altre
parti del suo carico. Il sito, regolato dall'ordinanza dalla Capitaneria di Porto di Catania è visitabile, a condizione di essere in possesso di brevetti tecnici e sotto la guida dei diving center autorizzati
La campagna si è svolta con la collaborazione tecnica del diving  “Oceano Mare” di Massimo Ardizzoni che ha realizzato le riprese  fotografiche, e con il supporto logistico del diving DNA Shock di  Catania. Sotto la direzione del Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa, l’archeologo responsabile di zona Philippe Tisseyre ha coordinato le operazioni di rilievo e documentazione, mentre l’elaborazione dei dati in 3D è stata realizzata da Salvo Emma.
Salvo Emma
URP Soprintendenza del Mare Regione Sicilia