Le alluvioni che in questi giorni hanno colpito il grossetano e la Maremma non hanno risparmiato la marina di
Montalto di Castro.
Domenica 11 novembre, Montalto Marina si è svegliata sotto l'onda di
piena del fiume Fiora che ha letteralmente devastato il piazzale dei Pescatori. La sede della cooperativa Harmine, i casotti per i ripari delle barche dei pescatori, lo scivolo in cemento armato per l'alaggio e il varo delle barche, reti e attrezzature da pesca, oltre agli uffici, gli impianti frigoriferi e il magazzino: di tutto questo, oggi non rimane più nulla. Tredici barche da pesca ormeggiate lungo il porto canale sono stati strappate via dalla furia della piena e scaraventate in mare su un mortale letto di fango. Nonostante l’impegno delle Capitanerie di Porto nessuna imbarcazione è stata recuperata ad oggi in mare.
Delle barche, una sola si è salvata, per uno scherzo che nasceva bonario ed è diventato provvidenziale: per burla questa barca era stata tirata in secco di nascosto dagli amici del proprietario che volevano bardarla a festa e divertirsi un po’ a scapito dell’amico che sarebbe impazzito nella ricerca. Oggi è il solo dei quattordici pescatori di
Montalto che può contare su un mezzo che non è di trasporto ma di lavoro e sostentamento per la sua famiglia.
Si calcola che i danni ammontino a circa un milione di euro, un valore che rapportato a quello di altre catastrofi può apparire esiguo ma che significa il collasso per una categoria già duramente provata dalla crisi e dai danni che il mare ha subito negli ultimi anni. La cooperativa Piccola pesca Harmine, (che aderisce all’Agci Agrital), un pezzo importante della storia di Montalto, è uno degli esempi piccoli ma significativi di un’Italia del fare.
Uomini che, in controtendenza con l'attualità recessiva, hanno voluto vedere il bicchiere mezzo pieno e affrontato le difficoltà con spirito imprenditoriale. Dopo anni particolarmente difficili come quando l'alluvione del 1987 portò via le barche da pesca, dopo la distruzione dei fondali avvenuta a cause della paranze non locali che attuavano la pesca a strascico, dopo un’ordinanza di sgombro del 2008, i pescatori di Harmine, cui evidentemente la tenacia non fa difetto, riuscirono insieme a ripartire e a costruire un’attività di cui andare orgogliosi e con cui mantenere le proprie famiglie. Non solo. Avevano realizzato un vero e proprio piano aziendale per ottimizzare lo spazio a disposizione e diversificare le attività, tra cui per esempio la possibilità di creare un ricovero per barche da diporto.
Martedì 13 mattina – solo due giorni dopo l’evento – i pescatori sono riusciti a raggiungere il Piazzale e si sono trovati davanti a un disastro annunciato vista la mancanza di prevenzione dovuta a decenni di incuria per l’assesto idrogeologico del territorio.
Danni che non hanno nessuna possibilità di copertura assicurativa. A differenza di altri paesi, da noi le compagnie non assicurano le barche da pesca perché giudicano il rischio troppo alto. Comunque sperano negli aiuti che potranno arrivare dal fondo di solidarietà visto che il Comune di Montalto ha già dichiarato lo stato di calamità naturale.
Inoltre il presidente dell’
AGCI (Associazione Generale delle Cooperative Italiane, settore Agro Ittico Alimentare) ha già assicurato il suo impegno per la ricostruzione delle strutture della Cooperativa Harmine sollecitando le Istituzioni competenti a contribuire concretamente alla soluzione dei problemi.
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Il porto canale com’era prima dell’esondazione del Fiora |
I pescatori di Montalto hanno bisogno di sostentamento economico per ripartire. Il coraggio, la tenacia, il cuore per farlo lo hanno già.