Hugo Pratt e Carlo Marincovich, grandi amici de Il Mare

Scritto da Il Mare
22 dicembre 2010
La nostra libreria, ha tanti amici, i più appassionati addirittura la definiscono un “santuario”.  Questo post è oggi dedicato a due di loro: a Hugo Pratt e a Carlo Marincovich che scrisse su Pratt nel 1995 per il nostro mensile Il Mare un pezzo memorabile che titolammo “Tutta la storia cominciò al largo di Manila” che potete leggere qui di seguito.
Su Pratt e la sua opera invece proponiamo i due volumi a cura di Patrizia Zanotti e di Thierry Thomas Periplo segreto e Periplo immaginario, di grande formato cm 28x30, 400 pagine ciascuno  e costano € 70,00 cad., ben spesi! Inoltre, vale solo per questo fare una visita in libreria, merchandise targato Corto Malese di ogni tipo: poster pannellati, blocchi, calendari, raccoglitori, cartoline, ecc.


Hugo Pratt, ricorda Giulia, lo conoscemmo nel1990, quando ci telefonò da Losanna dove abitava per chiederci alcune carte nautiche, per lui introvabili, di piccole isole del Pacifico. Marco fece salti mortali per trovarle in poco tempo, da allora divenne un affezionato cliente della libreria, dove, ogni volta che passava da Roma, si concedeva delle lunghe soste. Le sue richieste erano spesso molto particolari come quando ci chiese il Who’s&Who dei Pirati. Riuscimmo nella difficile impresa contattando una nostra amica americana, che dopo una laboriosa ricerca, trovò il  libro nella libreria di una piccola cittadina. E grande fu lo sbalordimento di Pratt quando gli consegnammo il libro. Un'altra volta Marco riuscì a recuperare un testo raro con la descrizione di un sommergibile tedesco che Pratt voleva disegnare per una sua storia. Riusciva sempre a sorprenderci con i suoi racconti come quando ci parlò della profonda trasformazione degli abitanti delle lontane isole che noi chiamavamo “selvaggi” con i quali barattavamo preziosi con collanine o specchietti. “Oggi, esclamava, i “selvaggi” siamo noi che acquistiamo souvenir, stupide cineserie, da loro che si travestono da selvaggi per farsi fotografare in cambio di dollari sonanti!”
Dal giorno della sua scomparsa, era l'agosto del 1995, Hugo e Corto sono sempre presenti nel cuore della libreria Il Mare e nel cuore di tutti coloro che amano i viaggi e le avventure per mare.

Carlo, “Carletto”,  Marincovich l'ho conosciuto, ricorda ancora Giulia, nel 1967 in occasione della traversata che feci in gommone partendo dallo scalo Motonautica Zandri a Ponte Marconi sul Tevere direttamente, senza scali, fino all'Isola della Maddalena. Parlò della mia impresa (22 ore di navigazione su un Callegari 3.70 e un Mercury 20 CV) quando era vice direttore del mensile Nautica. Dal 1975, quando creai la libreria Il Mare a piazza Farnese, fino a quando ci ha lasciati giusto due anni fa, l'ha sempre frequentata. Collaborò al nostro mensile Il Mare scrivendo dei pezzi memorabili come questo che proponiamo oggi. Carletto fu stregato dalla libreria quando scoprì un libro che cercava da molto tempo. Si trattava di “Recueil de Petites Marines” di Jean Jérome Baugean, una riproduzione edita da Chasse Marée molto curata in fac-simile di un esemplare rarissimo dell'edizione originale.
Nel 2009 è stato istituito il “Premio giornalistico e letterario Carlo Marincovich” per ricordare e onorare la memoria di questo mentore della cultura giornalistica italiana.


Tutta la storia cominciò al largo di Manila
di Carlo Marincovich
Sto sfogliando a caso, prima di affrontarne la lettura completa, l’ultimo libro di Hugo Pratt “Avevo un appuntamento”. Mi colpisce a prima vista una striscia di Corto Maltese, quella dove comincia una delle tante storie del nostro cavaliere dell’avventura: “Tutto cominciò allargo di Manila...”. Chiudo un attimo il libro e rivado agli anni giovanili quando anch’io come tanti, sognavo avventure di mare in acque lontane, esotiche. Manila, le tante isole delle Filippine, del mar di Sonda, di Giava, di paradisi lontani e irraggiungibili. Facevamo tutti parte, negli anni Sessanta, di una grande, potenziale armata di sognatori, avventurieri, navigatori. Ma non sapevamo dove andare con le nostre barchette e già le “Colonne d’Ercole” ci sembravano la soglia di un baratro come nel Medioevo. Aspiravamo al massimo a Montecristo, la Galite, Santorini. Figuriamoci Manila, la Polinesia, le isole Samoa. Il mondo dei nostri antipodi, dei nostri sogni, dei nostri desideri di viaggiare e inseguire la fantasia. Così, quando apparve, proprio in quei Sessanta ruggenti, la prima storia di Corto Maltese, la sagoma di quella goletta in mari lontani, di palme all’orizzonte, di atolli e lagune blu e di un giovanotto col berretto da capitano e i pantaloni bianchi a zampa di elefante, come da tempo già usavano i marinai prima che la moda li lanciasse in città, catturò i cuori di una intera generazione. Chi era davvero Corto Maltese? Era l’anima di Hugo Pratt e di molti sognatori che si coagularono intorno a lui e al suo eroe. “Saranno pirati?” gli chiede un giorno su una piroga delle isole Figi una bella indigena. “No, gentiluomini di fortuna” risponde Corto. "Lo siete anche voi?" incalza la ragazza. “Volete sapere troppo” ribatte Maltese. Ecco subito in queste storie di avventura inserirsi un certo stile, una vera classe, quella del marinaio gentiluomo. Del marinaio gentiluomo di origine inglese, quale in fondo è lo stesso Pratt, vagabondo sognatore di mare e di terra che da Venezia va a Genova, a Buenos Aires, in Brasile, Londra e in tanti altri posti. La storia di Hugo-Corto sembra a prima vista quella di Salgari e di Sandokan o del Conte Verde o di tanti altri personaggi che animarono la fantasia e la giovinezza di altre generazioni. Perché se l’Emilio veronese poi torinese scrisse storie fantastiche ambientandole mirabilmente in luoghi che non aveva e che non avrebbe mai visto nella sua tormentata vita, almeno l’inizio del Pratt scrittore, disegnatore, pittore non è da meno. Perché Pratt ancora da bambino colse per la prima volta quell’atmosfera polinesiana o comunque dei tropici, delle palme, degli atolli raccogliendo le figurine della Liebig in un’epoca in cui i suoi coetanei raccoglievano le figurine dei calciatori. Ma Pratt ebbe la fortuna di appartenere ad una classe sociale più elevata e ricevette una cultura e una educazione più elevate. Abitava in un palazzo di classe della nobile Venezia e una signora, colpita dalla vista di quelle figurine lo invitò a casa mostrandogli un volumone tedesco che raccoglieva resoconti di viaggio e illustrazioni di quelle isole lontane e sperdute. E di queste illustrazioni, nella ‘ultimo libro Pratt ne riproduce molte. E si capisce subito guardandole come esse accesero la fantasia del ragazzo e stimolarono sua curiosità per quei luoghi, per quel mondo così antico e diverso dal nostro. E dal volume tedesco la sua prima giovinezza si dipanò nella lettura di tanti altri libri, quelli che era giusto allora e sarebbe giusto oggi leggere prima di un viaggio, reale o fantastico che sia. Hugo Pratt cominciò a disegnare i "fumetti" considerati allora un genere narrativo di scarso valore, in Argentina nel dopo guerra. Ma Corto Maltese non era ancora nato, maturava lentamente nella sua testa e nel suo cuore. La prima storia di Corto Maltese, nove tavole in tutto, appare sulla rivista Sgt Kirk uscita nel 1967 in cui Pratt ripubblica alcune storie già uscite in Argentina e aggiunge questa nuova storia intitolata “La ballata del mare salato” in cui uno dei personaggi è appunto Corto Maltese. Ma è una primizia che passa quasi inosservata perché il vero boom di Corto comincerà due anni dopo in Francia dove Pratt pubblicherà le nuove storie del nostro leggendario marinaio, Ed è proprio in Francia negli anni Settanta che Corto Maltese e il suo autore diventano tutti e due personaggi leggendari e famosi. Pochi anni fa Hugo Pratt è andato a ripercorrere i mari e le isole di Corto Maltese con un lungo viaggio nel sud Pacifico. Di questo viaggio, Pratt racconta nell’ultimo libro “Avevo un appuntamento”. Dall’isola di Pasqua alle Figi, alle Samoa, a Rarotonga, ad Apia e tanti altri luoghi magici della nostra fantasia. Visita la tomba di Stevenson e dell’isola del tesoro di cui da giovane aveva disegnato stripes famose, Un viaggio alla ricerca del tempo perduto. Cos’è rimasto in questi nostri anni del mondo di allora in quelle isole, di una atmosfera succhiata da libri, relazioni, film? Il confronto tra la fantasia formatasi in anni lontani e la realtà attuale è a volte amaro. Molte isole sono oggi brutte, soprattutto degradate, Delle regine e principesse che una volta governavano quei mari e la cui bellezza rapì molti scrittori e registi, restano oggi rare, scialbe e grassocce figure che non susciterebbero alcuna fantasia. Ma tant’è, era un viaggio da fare e che tanti dovrebbero fare se non altro per rendersi conto di quanto è meglio viaggiare e navigare con una accorta e sapiente fantasia. Scrive Pratt in questo libro: “Sono venuto nel Pacifico alla ricerca, o forse, all’inseguimento di un sogno. Avevo degli appuntamenti a metà strada fra la realtà e la fantasia e in questo mondo incantato le immagini che ho visto, le storie che ho letto, i colori che ho sognato si fanno veri, filtrati da una magica rete che mi guida attraverso il passato per reinterpretare il presente”. Cosa ci resta oggi, in un mondo così veloce di un personaggio d’altri tempi come Corto Maltese? Nonostante gli aerei, le barche sempre più moderne, i villaggi turistici, e forse proprio per questo, di Corto Maltese restano intatte la figura, le avventure, i viaggi, i sogni che ognuno di noi continua ad avere. Andate in Polinesia e trovate che è pieno di italiani, sia turisti di passaggio sia navigatori senza limiti di tempo. Ma Corto Maltese e il suo mondo restano ancora il nostro sogno. Vorremmo trovare quella tale isola, vivere quegli incontri, prendere una piroga e puntare dritti sull’isola del Tabù, la quale proprio perché si chiama così dovrebbe essere irraggiungibile e invece la inseguiamo sempre. Possono fare tutti gli alberghi e i villaggi turistici che vogliono ma basta guardare una sagoma lontana, di un’isola o di un veliero per renderci conto che davvero per ognuno di noi “tutta la storia cominciò al largo di Manìla....”.