Il monte Venere fa parte del complesso montuoso dei Cimini che circondano il lago di Vico. Secondo la leggenda il lago ebbe origine dalla clava che Ercole infisse nel terreno per sfidare gli abitanti del luogo; nessuno riuscì a rimuoverla. E quando Ercole la rimosse, sgorgò un enorme getto d’acqua che andò a riempire la valle formando così il lago. I cambiamenti climatici causa della perdurante siccità, hanno abbassato il livello delle acque così i raggi del sole penetrando in profondità hanno illuminato una meravigliosa statua. A parlarne è un fotografo viterbese, Dario Mazzalupi, che la scorsa estate l’ha fotografata su un fondale piuttosto basso. Questo è il suo racconto: …la bellezza di una figura femminile inebria i miei occhi. Rimango immobile, sospeso a mezz’acqua, folgorato da un’energia di luce difficile da descrivere. I raggi del sole e il lento movimento ondoso creavano tutt’intorno un alone magico.
Mi riprendo dalla sbornia di cotanta
bellezza, accendo la mia camera subacquea e comincio a filmare, a fare foto da tutte le angolazioni, le giro intorno più volte. Quello che vedo in quel momento è una statua dalle dimensioni importanti, forse 1 metro, 1 metro e 50, una figura femminile a seno nudo, in ginocchio tiene nella mano destra una giara per l’acqua, la mano sinistra distesa sulla coscia, una ciocca di capelli scende su un lato. Poggia su un basamento di notevoli dimensioni, sembra ancorata al fondale. L’impressione è che si tratti di una Ninfa in terracotta. In origine probabilmente aveva uno strato superficiale bianco, forse smaltato. Era legata al culto dell’acqua, tuttavia i capelli sciolti non ricordano i canoni classici? Dal mito greco prende la snellezza, il corpo giovane, l’armonia della forma. Si possono azzardare ipotesi e sognare è lecito:
che si tratti della ninfa Egeria, una delle ninfe Nàiadi o delle Lìmnadi o la Venere del Lago di Vico, poco importa oggi, in attesa di studi approfonditi, inondiamoci della sua bellezza. Che si tratti della ninfa incontrata da Ercole nel lago nell’undicesima fatica “I pomi d’oro nel giardino delle Esperidi”? I pomi crescevano in un albero del giardino, erano il regalo nuziale di Zeus ad Era, erano custodite dal drago Ladone e dalle tre esperidi, figlie del titano Atlante. Il re Euristeo aveva incaricato Ercole di prendere i pomi ma durante la sua impresa Ercole si fermò sulle rive di un lago a riposarsi, dalle acque del lago emerse una ninfa che chiese ad Ercole il motivo della sua stanchezza. L’eroe disse alla ninfa che stava cercando il giardino delle Esperidi e la ninfa consigliò di rivolgersi a Nereo. Come sappiamo da un affresco di Palazzo Farnese a Caprarola il mito di Ercole è ben presente in loco, perché con la sua clava diede origine al Lago di Vico.
Continuando a sognare e a suggestionarci, ci sono alcuni aspetti che colpiscono, come i capelli e la loro forma, la sinuosità delle linee, il volto, le proporzioni perfette: ti prende dentro e va dritto al cuore. Dopo la prima immersione, non pensavo che a lei, alla ninfa… alla Venere. Con le idee confuse, sono ritornato per tre volte ad immergermi ed ogni volta tornavo a casa carico di bellezza armonica che scorreva nelle vene. La Venere del lago di Vico non è solo leggenda, è reale e tutti devono aver modo di ammirarla.
Testo e foto di Dario Mazzalupi da Tuscia Web