La straordinaria longevità dei ponti romani a Santa Marinella

Scritto da Il Mare
15 ottobre 2017
Ponte Apollo
Ecco altre pagine delle oltre seicento che il “geometra” Carlo Pavia ha scritto con dettagliati resoconti di come in Italia si distrugge, sono le sue parole, l’archeologia. Sono una ventina i siti in evidenza, otto a Roma a partire dalla Casa di Ovidio di cui abbiamo già parlato, a seguire la Collina Velia di via dell’Impero, il ponte di Michelangelo e quello di Livia sulla Flaminia, il Mausoleo sempre sulla Flaminia, la Cloaca Maxima, il  Ponte Rotto, la casa civile in coabitazione con una Taverna del II secolo e la villa di Plinio a Castelfusano.
A seguire a Nemi le Navi e il tempio di Diana; a Santa Marinella i cinque Ponti, il porto Punicum, la Peschiera di Punta Vipera. E ancora l’Acquedotto di Traiano a Civitavecchia, il Ponte San Pietro a Ischia di Castro e per finire il Ponte Romano di Blera.
In questa seconda puntata Pavia ci parla dei cinque Ponti di Santa Marinella.

La mia passione per le costruzioni arcuate (archi, volte, ponti, viadotti ed acquedotti) così ben
evidenziata nei ponti romani, risale alla mia infanzia, trasmessami dal mio papà, anch’egli nel mondo
Il ponte di Apollo (acquaerello di C. Pavia)
dell’edilizia, particolarmente entusiasta dei sistemi costruttivi degli antichi romani, sia per la loro perfezione che per la straordinaria longevità. Quindi, appena ventenne iniziai, girando il mondo, a notare e rilevare la grandissima quantità di tali strutture, sia in Italia (oltre 250), nonché in Francia, Spagna, Algeria, Grecia, Israele, Inghilterra, Lussemburgo, Persia, Portogallo, Siria, Svizzera, Turchia, Ungheria (circa 180), databili dal 1400 a.C. al 476 d.C. Ovviamente oltre i ben noti ponti esistenti a Roma, S. Marinella ne ospita ben 5 (cinque), dei quali due molto noti e visibili (uno di essi reca anche graffiti inneggianti a Totti!), due molto nascosti ed ignorati, ed uno, demolito e sparito. Ma non è la
sola struttura antica romana che a S. Marinella e dintorni  ha subito la stessa sorte (leggasi Porto Punicum, Peschiera di Punta Vipera, Acquedotto  Traiano, ecc., ma questi saranno oggetto di altri articoli). Il ponte che ha subito la demolizione è (anzi era) dedicato ad Apollo, del II secolo d.C. , posizionato all’ingresso della cittadina sulla Via Aurelia, dirimpetto alla via Castelsecco ed a circa 100 m dal mare. Costruito per valicare il fosso Castelsecco, ivi esistente, diviso in tre alvei, lo stesso ponte era costituito da tre arcate più altre due arcate distanziate tra loro di circa 100 metri, per complessivi ml 200 m circa. Negli anni 1960 (epoca dell’erezione del cippo commemorativo del 209 d.C., esistente dirimpetto a via Castelsecco) ne rimanevano due arcate, circa 12 metri; il tutto  come risulta dalla pubblicazione di Maffei - Anastasi, 1990, della Libreria dello Stato, edito dallo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, col titolo “Caere ed il suo Territorio”. Ma quando negli anni 2000 lo cercai sul terreno (in concessione ad un agricoltore) non ne trovai più traccia; ne trovai i rottami sul tratto demaniale incolto tra detto terreno e la costa del mare! È stato smantellato per trarre dalla terra qualche ortaggio in più! Viva “l’intellighenzia” italica.
Carlo Pavia