La Tabula Peutingeriana: un Atlante stradale di millesettecento anni fa

Scritto da Il Mare
27 gennaio 2011
La Tabula Peutingeriana la carta stradale che traccia tutte le strade del mondo abitabile (ecumene) conosciuto da Roma verso la metà del IV secolo, è racchiusa per tutta la sua lunghezza, più di cinque metri (per darvene un’idea precisa l’abbiamo fotografata aperta e distesa sul pavimento della libreria), nel libro veramente straordinario dal  titolo Tabula Peutingeriana, le antiche vie del mondo, a cura  di Francesco Prontera. Il libro che ha vinto nel 2009 il X Premio Nazionale Gianfranco Fedrigoni per l’editoria di pregio è opera dell’editore Alessandro Olschki, studioso umanista e nello stesso tempo figura mitica nel mondo della subacquea, che quest’anno festeggia 125 anni di attività della sua casa editrice e, unico nel settore, della stessa famiglia.


La Tabula è un documento unico, che non ha confronti fra quelli arrivati fino a noi dal mondo antico. Si tratta di una pergamena attualmente conservata a Vienna nella Biblioteca Nazionale Austriaca. Fino al 1863 formava un rotolo indiviso. Per evitare di danneggiarlo ogni qualvolta veniva srotolato ed arrotolato, le pergamene che compongono il rotolo sono state separate, per garantirne la conservazione. In origine il rotolo era lungo 7,40 metri e alto 34 centimetri, ma la lunghezza ora è ridotta a 6,82 metri, perché la sua parte esterna, esposta a maggior logoramento, risultava già perduta quando il documento fu scoperto, e con essa – che formava il frontespizio – era andato perso probabilmente anche il nome dell'autore.  L’anonimo geografo di Ravenna, che l'aveva consultata ancor integra verso l'anno 670, attribuiva l'opera ad un cosmografo romano, Castorius, ma tale attribuzione è oggi revocata in dubbio.
La Tabula venne per la prima volta alla ribalta nel 1507, quando l’umanista viennese Konrad Celtes, bibliotecario dell'imperatore Massimiliano I, disse d'averla trovata: probabilmente l'aveva sottratta alla biblioteca di un convento. Consapevole del valore eccezionale del documento, Celtes l0 presentò a Konrad Peutinger, altro grande umanista cancelliere di Augusta, cui lo lasciò poi in eredità a condizione che lo pubblicasse.
Tabula, particolare: Belgio, Germania, Gallia
Peutinger ne fu impedito dalla morte. e la la pubblicazione avvenne nel 1598 ad opera di Marcus Welser, un discendente di Peutinger, che dette alla TabuIa l’attuale nome.
In seguito, per oltre un secolo si persero le tracce del documento. Riapparve nel 1714, in possesso di un ultimo discendente di Peutinger; sarà poi acquistato da Eugenio di Savoia, dal quale passerà all’Imperatore Carlo VI ed infìne alla Biblioteca di Vienna dove tuttora si trova.
Tabula, particolare: Ostia, Porto di Adriano
La Tabula ha molto sofferto nel corso del mezzo millennio da quando Celtes la scoprì: è diventata friabile, numerose scritte sono sbiadite, il verde del mare – un colore contenente sali di rame – ha corroso la pergamena rendendo illeggibili certi nomi. Perciò risultano preziose l'edizione cinquecentesca del Welser ed un’altra del 1753, in quanto risparmiano alla nostra vista secoli di erosione, lasciandoci leggere nomi e scritte, altrimenti cancellati dal tempo sulla pergamena. E preziosa risulta quella celebre di Konrad Miller perché sostanzialmente si rifà all’edizione del 1753. La parte esterna andata perduta, comprendente la maggior parte della Britannia e dell'Iberia nonché la Mauritania Tingitana (attuale Marocco), fu attendibilmente ricostruita dal Miller in base sia a rilievi archeologici, sia al cosiddetto Itinerarlum Antonnini, una descrizione dci percorsi stradali romani esistenti nel III-IV sec. d.C. con indicazioni delle distanze tra le singole tappe. Gli itineraria adnotata, cioè descritti, di solito su papiri perché quelli su pergamena costavano troppo, erano assai comuni: diventavano, infatti, indispensabili per muoversi da una regione all’altra, in quanto fornivano l’elenco delle mansiones (posti di tappa), mutaziones (cambio di cavalli o di carrozze), tabernae (locande), cauponae (osterie), distanze e alcune informazioni geografiche (ponti, guadi, valichi, porti, ecc.
Più rari erano gli itineraria picta, cioè quelli dipinti, cioè quelli dipimi. La Tabula Peutingeriana è l'unica copia di uno di essi che sia giunta a noi, eseguita da un
amanuense nel XII o XIII secolo. L'originale da cui egli la trasse fu certo
composto verso il 350 della nostra era.
Tabula, particolare: Campania
Scriveva proprio allora Publio Vegezio Renato, riecheggiando Strabone: “un
comandante deve possedere itinerari assolutamente precisi di tutte le regioni (…) per conoscere bene le distanze tra diversi luoghi sia in miglia, sia per la situazione viaria: scorciatoie, deviazioni, monti, fiumi fedelmente descritti (…) gli itinerari delle province non solo scritti ma anche disegnati per potere scegliere il cammino, al momento di partire, sia con la mente, sia con la vista
”.

Su itinerari e distanze si era informati anche dai cippi (miliaria) che indicavano, oltre al numero del singolo miglio della strada, anche la distanza di esso dalla prossima località e talvolta anche le distanze da tutte le città successive o raggiungibili da un incrocio.
Altri singolarissimi itinerari erano incisi su coppe d'argento dall’aspetto di
pietre miliari, che venivano prodotte a Gades (Cadice): questi itineraria garittana recavano i nomi di tutte le città che il viaggiatore avrebbe incontrato da Gades a Roma e le distanze tra l'una e l'altra lungo l'intero percorso di 2500 chilometri.
Tabula, particolare:Pisa e Lucca
Ma quando l'amanuense medievale trasse la copia di Vienna? Secondo Miller la data può essere stabilita intorno alla metà del IV secolo. Infatti, le tre metropoli messe in rilievo dalla Tabula con speciali
simboli dipinti – Roma, Costantinopoli, Antiochia – soltanto allora furono contemporaneamente residenze imperiali.