L’antica tecnica Raku ispirata alla filosofia Zen per particolari creazioni artistiche

Scritto da Il Mare
21 maggio 2016
Elio di Rossella Capuano
Nella immaginifiche maglie della “rete” rappresentata dalla grande vetrina della Libreria Internazionale il Mare sono rimasti “intrappolati” dei pesci molto particolari: Frik, Celestino, Lampughina, Elio, Lionfish, Cookie, Snake. Nomi nati dalla fantasia dell’artista ceramista che li ha creati, Rossella Capuano, una quarantina, come direbbe Montalbano, palermitana. Sono di una varietà che nasce nella tradizione delle ceramiche Raku ispirate alla filosofia Zen. La tecnica Raku, solo recentemente introdotta in Occidente, è nata in Giappone nel XVI secolo per esaltare l’armonia e la bellezza delle forme di piccoli oggetti di uso comune, infatti la sua origine è legata alla cerimonia del tè, incentrata tutta sulle dimensioni della tazza tale da stare nel palmo della mano.
Linus

Il termine raku significa comodo, rilassato, piacevole e anche gioia di vivere e deriva dal nome del luogo dove veniva estratta la particolare argilla bianca utilizzata per le ceramiche, ora molto quotate e ricercate sono anche vere e proprie opere d’arte esposte in musei.
Istrice jacktarr
L’effetto decorativo, con riflessi metallici e la rete delle microfessurazioni (cavillatura) sono la singolarità del processo e ne fanno una tecnica estremamente originale, che stravolge il metodo classico. L’oggetto estratto incandescente dal forno, si sottopone ad uno shock termico rilevante quando durante la riduzione in pochi secondi, subisce un brusco raffreddamento passando da 1000°C a temperatura ambiente. Il Raku moderno, così come lo conosciamo oggi, è diverso rispetto al Raku inventato in Giappone più di 5 secoli fa, infatti i ceramisti giapponesi, al momento della fusione degli smalti, estraevano il pezzo dal forno e lo lasciavano raffreddare all’aria o lo immergevano in acqua.
La prima cottura (biscottatura), è una fase molto delicata perché un aumento troppo repentino della temperatura potrebbe causare la rottura del pezzo. Infatti nella prima fase della lavorazione con l’essiccazione naturale non si elimina completamente l’acqua contenuta nell’argilla ed è quindi necessario aumentare gradatamente il calore nel forno per permettere all’umidità contenuta ancora nel pezzo di evaporare aumentando la temperatura di circa 2°C al minuto, con numerose pause, fino a raggiungere la temperatura di 280°C circa.
Interno del forno durante la cottura
Questa prima fase richiede circa 2 ore e 30, dopodiché si può aumentare la temperatura fino a raggiungere i 900°C; raggiunta questa temperatura va tenuta per un tempo che varia dai 10 e i 20 min. (a seconda delle dimensioni del pezzo) per permettere al pezzo di cuocere. L’estrazione dei pezzi è immediata per non fargli perdere l’incandescenza raggiunta. Subito dopo in tempi rapidi, gli oggetti sono sottoposti alla cosiddetta riduzione, cioè al raffreddamento in assenza di ossigeno. È questa una fase suggestiva e rilevante anche dal punto di vista tecnico-artistico.
La reazione degli smalti utilizzati può essere in questo momento indirizzata, se il ceramista ha esperienza e adeguate conoscenze, ad ottenere lustri e iridescenze metalliche di straordinaria intensità, non raggiungibili con altri trattamenti ceramici. Per una riduzione efficace si ricorre a vari combustibili, che assorbono ossigeno, rilasciando intense e utili affumicazioni, all’interno di contenitori chiusi. Si usano a questo scopo segatura di legno, trucioli, carta, erba secca, meglio se umida, ed altro ancora. Una volta che è avvenuto il raffreddamento, il pezzo viene sottoposto ad immersione nell’acqua e al lavaggio.
Lionfish
Le variabili che intervengono nel procedimento raku, sono numerose, esperienza e conoscenza, ma soprattutto volontà di sperimentazione, forniscono esiti relativamente costanti, anche perché la sorpresa e la novità sono requisiti fondamentali di questo modo di far ceramica. La sperimentazione continua, insita nel raku, costituisce motivo di studio e di ricerca permanenti per Rossella Capuano che ha sempre presente l’antica tradizione giapponese anche se e tecnologie attuali rendono il raku più facilmente accessibile.
Rossella Capuano al lavoro
Il lento abbandono dell’antica tecnica giapponese non tralascia però la filosofia creativa e artistica come gioia di sperimentare e di inventare. Le antiche dinastie giapponesi oltretutto tenevano segrete una serie di modalità, per tramandarle soltanto alla propria generazione successiva. Recenti studi hanno chiarito quasi tutti questi aspetti, divenuti patrimonio dei ceramisti di oggi, patrimonio che è costantemente innovato anche dalle culture nuove diverse che integrano il raku fra i propri modi di fare arte nell’attualità come ben lo dimostra Rossella che ha frequentato da giovanissima laboratori di ceramica artistica imparando da subito ogni tecnica, trucchi e segreti custoditi dagli artigiani ceramisti per manipolare le argille. Il passo successivo è stato il diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, con specializzazione in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, indirizzo Decorazione, che le ha permesso di dedicarsi alla sperimentazione di tecniche ceramiche e alla realizzazione di sculture installative con la continua ricerca di linguaggi contemporanei e sempre nuovi approfondimenti nelle arti visive.
Naturalmente queste particolari creazioni di Rossella le potete toccare con mano facendo un salto in libreria in via del Vantaggio 19. Vi ricordo il numero di telefono: 063612091e il sito ilmare.com
Maurizio Bizziccari