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Valeria Serra |
È la stessa Valeria a spiegarci come è avvenuta la magia di raccogliere nel suo
Le Parole del Mare brani e metafore del mare da oltre duecento romanzi. Duecentoquattordici per l’esattezza. Da A come Isabel Allende de
La casa degli spiriti, alla Y come Marguerite Yourcenar de
L’opera al nero passando per
Il Mediterraneo di Fernand Braudel e per
Palomar di Italo Calvino. Ce lo racconta nell’introduzione del suo Libero viaggio nell’oceano letterario:
“…Fu in una giornata di vento forte che soffiava da nordovest che mi occorse un contrattempo. Quella
mattina aprii la porta di casa per uscire, ma alla sua furia non potei oppormi: vestito a festa, entrò ridente fin nella mia stanza senza che riuscissi ad accostare più la porta. Cominciò a giocare, insinuato tra le stanze come nel canale tra due isole e se la prese con le pagine dei libri, sparsi qua e là e sul tavolo vicino alla finestra. Li apriva uno ad uno, le pagine diventavano come ventagli o bandierine; alcune, le più usurate e consumate, le scompaginava fino a distaccarle dalla costola. All'improvviso, dopo il suo turbine di spavalderia e salsedine, uscì, sbattendo quella porta come in un colpo a salve. In quella tregua c'erano pagine disseminate ovunque, pagine che stupita e divertita raccoglievo come fossero conchiglie sulla riva. Aveva staccato dai miei libri le pagine più lise e consumate, appunto quelle che avevo marcato a matita, letto e riletto, girato cento volte. Parlavano tutte di mare.…
…E il mare era per me, e lo è ancora, la più promettente e seduttiva pagina bianca. La pagina non ancora scritta, il sogno non ancora realizzato, il desiderio non ancora estinto, la fuga non ancora portata a compimento, l’assenza che suggerisce la presenza, l’inizio che non ha fine.…” |
Rangiroa |
Così riordinando quelle pagine di mille romanzi che il vento aveva sparpagliato in giro per la casa è nato il suo libro, che come lei stessa afferma, non ha la pretesa di essere un’antologia, né un saggio, né una selezione ragionata. Sono semplicemente le parole del mare, “…
la loro forza è tale che vive e respira anche senza un prima e un poi.”
Valeria Serra, 45 anni, è una Maddalenina doc che a vent’anni anni si trasferisce a Milano per fare la giornalista e si propone, tanto per cominciare, di seguire una Transat, regata trans-atlantica, per il Giornale della Vela, fornendo foto e testi senza alcun compenso. Così inizia la sua avventura, prima con il Giornale della Vela, poi con Uomo Mare della Condé Nast diventando giornalista professionista. Alla chiusura di questo mensile, nel ’93, inizia una costante collaborazione scrivendo e fotografando per giornali di viaggio come Gulliver, Gente Viaggi, Panorama Travel, che in 15 anni gli permettono di girare il mondo e di scoprire per esempio tutte le isole del Pacifico.
Anche se continuamente in viaggio, immancabilmente tutte le vacanze della sua vita le ha fatte a La Maddalena, l'isola del padre e della nonna che l’ha cresciuta e dove è tornata a vivere definitivamente da un paio d’anni, da quando ha incontrato Mike, skipper di lungo corso con il quale vive.
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Tetiaroa |
Nella quiete della sua Isola ha trovato lo spazio per scrivere un romanzo, che spera di pubblicare presto. È ambientato a La Maddalena tra gli anni ’20 e ’40, il tema è sulla lontananza e il personaggio chiave è la nonna che faceva la modella per il suo bisnonno scultore.
Ma Valeria è donna dalle mille sorprese, da qualche anno si è dedicata a “costruire” barche che assembla con legni che trova sulle spiagge dell’Arcipelago. “Ci vado in estate e in inverno – racconta – in quei rari giorni che il vento soffia da Est, li trovo sul versante occidentale delle isole dove il vento dominante le accumula soprattutto a Razzoli, Budelli e Spargi, le isole che danno sulle Bocche, quella è la mia miniera. Parto la mattina presta con Alice, una meticcia di tre anni che ho adottato dal canile di Roma, aveva due mesi, è una vera marinaia. Con Alice è un po' un problema cercare i legni, perché lei ci vuole giocare…
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Rouge 2 |
Purtroppo – continua – trovo i legni che mi servono in cataste dove prevale la plastica. A volte setaccio per ore una costa senza trovarne nemmeno uno di quelli che mi possono servire. A casa ho una stanza dove accumulo tutto quello che trovo, poi quando individuo un legno che somiglia a uno scafo lo assemblo con un altro che ho trovato chissà dove e che somiglia a un boma o a un albero. Utilizzo vele usate o quelle di Mike o del centro velico di Caprera, le taglio e il velaio mio amico me le cuce con lo zig zag e ci mette gli anelli.”
Ora che diventata una vera e propria “
armatrice” di diverse decine di “barche”, vuol passare alla vendita, organizzando qualche mostra in luoghi appropriati, magari come la nostra Libreria Internazionale Il Mare. E perché no?