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Uno dei rostri arrivato a Gaeta |
Missione compiuta. La nave scuola Giorgio Cini ha sbarcato a Gaeta i due rostri e l’elmo montefortino parte del prezioso “bottino” frutto della decennale ricerca effettuata dall’archeologo
Sebastiano Tusa nel mare dell’arcipelago delle isole Egadi, teatro della battaglia del 241 a. C. che conclude la lunga prima guerra punica quando ammiraglio Lutazio Catulo al comando della flotta romana sconfisse i Cartaginesi.
Saranno gli “ospiti d’onore” del convegno sull’Archeologia Subacquea – previsto per il 25 aprile – a cura del Comando generale della Scuola Nautica della Guardia di Finanza, con la collaborazione della Libreria Internazionale il Mare. Con il convegno si intende sottolineare l’importante ruolo svolto dalla Guardia di Finanza che, con i suoi uomini e i suoi mezzi a mare, affianca le ricerche oltre a salvaguardare, insieme alle unità della Marina, il nostro patrimonio subacqueo.
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Rostro punico prima del recupero |
Gli straordinari reperti, che per la prima volta lasciano la Sicilia, saranno esposti per la durata dello
Yacht Med Festival, dal 20 al 28 aprile, nella Caserma Bausan (intitolata al capitano di vascello che partecipò
alla difesa di Gaeta durante l’assedio dei Britannici nel 1806), sede del Comando Stazione Navale di Addestramento con le navi scuola e della Compagnia Corsi di Specializzazione della Guardia di Finanza.
I rostri a tre fendenti taglienti e contundenti che si allungavano a prua sul pelo dell’acqua erano l’arma letale delle navi da battaglia dell’epoca furono i “veri protagonisti della Battaglia delle Egadi”. Le triremi, lanciate a velocità sulle navi nemiche, determinavano con il colpo del rostro squarci letali nelle navi nemiche o ne annullavano la forza distruggendo le file di remi e le relative fiancate.
Dei due in mostra – quello recuperato il 6 settembre 2010 – è di matrice cartaginese perché reca l’iscrizione a caratteri punici di invocazione propiziatoria alla battaglia “
possa quest’arma distruggere la nave del nemico”. Il secondo, romano, ha incisa in latino la “probatio” che ne indica la provenienza.
L’elmo chiamato montefortino dal nome di una necropoli vicino ad Ancona, di provenienza celtica, veniva utilizzato dai romani fino al I secolo a. C. Aveva un coppo allungato, che garantiva maggiore resistenza ai colpi dall'alto. Nella parte più alta dell'elmo si inserivano delle piume, con lo scopo, come ci racconta lo stesso Polibio di far sembrare più alti i soldati all’occhio del nemico.
L’operazione si è compiuta grazie alla disponibilità della
Soprintendenza del Mare di Palermo, in piena sinergia con Sergio Gelardi il Dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana che ha autorizzato il prestito, così gli uomini della Guardia di Finanza hanno effettuato il trasporto dei due rostri e dell’elmo montefortino salpando da Palermo il 15 aprile. Anche la
Soprintendenza Beni Archeologici del Lazio collabora mettendo in mostra due statue di divinità greche provenienti da Minturno, e un elmo romano dal Museo Archeologico di Sperlonga. Infine un collezionista privato una serie di monete romane con raffigurazioni di triremi armate di rostri. Un particolare ringraziamento è d’obbligo per il Generale di Brigata Gennaro Vecchione, Comandante della Legione Allievi di Bari, per il Colonnello Marcello Marzocca Comandante della Scuola Nautica di Gaeta, per il Capitano Alessio Sannino, per il L.gt Andrea Asaro e per tutti gli allievi e l’equipaggio della Nave Scuola.
Al convegno, condotto dalla giornalista e scrittrice Giulia D’Angelo, partecipano Massimo Rossi, Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico Guardia di Finanza; l’esperto di storia navale dell’antica Roma Ammiraglio Domenico Carro; il Direttore della Soprintendenza del Mare, Regione Sicilia Sebastiano Tusa; la responsabile del Nucleo Operativo Archeologia Subacquea, della Soprintendenza Beni Archeologici del Lazio Annalisa Zarattini; il docente di archeologia subacquea Claudio Mocchegiani Carpano; il restauratore e direttore della Società Legni e Segni della Memoria Giovanni Gallo. È stato anche coinvolto lo scrittore e regista Folco Quilici con la proiezione di alcuni suoi filmati sull’archeologia subacquea.