Per consiglio di Calipso, la ninfa divina, sempre a sinistra doveva tenere...

Scritto da Il Mare
06 gennaio 2011
Lieto del vento, distese le vele Odisseo luminoso.
così col timone seguiva a perfezione il cammino,
seduto, sempre veglio con lo sguardo al cielo
or volto alle Pleiadi e a Boòte che tardi tramonta,
e all'arsa, che chiamano pure col nome di Carro
e sempre si gira e Orione guarda timorosa
e sola non partecipa ai lavacri d'Oceano
quella che per consiglio di Calipso, la ninfa divina, sempre a sinistra doveva tenere...
Odissea, V, 269-277

Ulisse parte da Ogigia, l'isola della ninfa Calipso situata nell'estremo occidente, con la sua imbarcazione (skedìa) per far ritorno a casa. Le istruzioni per la navigazione, con vento a favore, vengono fomite dalla stessa Ninfa, ad Ulisse che aveva appena terminato la costruzione della sua skedìa. Nei disegni è raffigurato Ulisse che si dirige all’isola dei Feaci secondo le indicazioni ricevute dalla ninfa Calypso.
Silvestro Sannino, l'autore di La storia della navigazione, più di mille pagine in due volumi, ordinario di navigazione e preside di Istituti Nautici, ci introduce alla lettura della sua imponente opera, citando Omero e l’Odissea agli albori della navigazione in mare.
Il Primo Volume tratta della navigazione antica e medievale dei popoli del Mediterraneo, fino a comprendere la navigazione degli Arabi, dei Cinesi, dei Micronesiani, dei Polinesiani e quella delle Grandi Scoperte Geografiche. Mentre il secondo si occupa delle condizioni e del ruolo del navigare dal XVI al XX secolo, della soluzione teorica e pratica dei principali problemi che si hanno quando si va per mare. I due volumi sono raccolti in un cofanetto e costano € 120,00.
Per entrare nel vivo di questa Storia affascinante vi proponiamo il brano che descrive l’alba della navigazione.

L'ALBA DELLA NAVIGAZIONE
Tiro, in mezzo al mar è il tuo dominio
Ezechiele, XXVII
La navigazione è un'attività che viene da lontano; essa affonda le radici in tempi remoti ed in luoghi diversi. È perciò difficile tentare di dare risposte a domande naturali, spontanee, del tipo: quando nasce la navigazione? E dove nasce? Non esistono elementi o indizi per dare una risposta certa a quesiti del genere. Si possono solo formulare congetture o ipotesi verosimili, più o meno probabili. Nel suo significato più generale, la navigazione si identifica con ogni moto dell'uomo, che sia intenzionale, basato su precisi motivi ed in qualche forma controllato. La sua origine deve, perciò, coincidere con quella dello homo sapiens, dell'uomo in grado di pensare e di organizzare le idee. La sua evoluzione deve essere stata lunga, progressiva, caratterizzata da varie fasi, fino a raggiungere uno stadio del quale abbiamo delle informazioni significative. Si ritiene oggi che da almeno 25.000 anni l’uomo, nella sua evoluzione biologica e cognitiva, abbia raggiunto un'intelligenza di potenzialità equivalente alla nostra. Possiamo tentare di ricostruire l’origine e lo sviluppo dell’arte nautica, considerando da una parte le caratteristiche psicologiche e fisiologiche dell'uomo e, dall’altra, il progresso della tecnologia prodotta dalle attività, dal lavoro e dall'ingegno umano.
È un'esigenza naturale per l'uomo avere un rapporto completo, profondo con l'ambiente; di adattarsi ad esso scoprendolo, osservandolo, penetrandolo. L'istinto della preda, la curiosità, la ricerca di luoghi migliori spingono l'uomo primitivo a guardare oltre il proprio orizzonte, a cercare nuovi spazi, nuove sensazioni. I segni della terra e del cielo guidano l'uomo camminatore del paleolitico per raggiungere la meta e per ritrovare la via del ritorno, della casa. L’homo aquaticus: il ruscello viene superato a guado; ma il fiume impone un rapporto diverso con l'acqua. L’uomo osserva il tronco galleggiante, gli uccelli acquatici ed i pesci; si aggrappa al legno e lo dirige nella corrente per raggiungere la riva opposta. Un'asta di legno, una pertica lo aiuta nell'operazione. Trova, poi, più utile legare due o più tronchi con liane o vimini per ricavare una forma rudimentale di zattera.
Anche fasci di canne legate o pelli gonfiate rappresentano mezzi idonei a risolvere il suo problema di superare uno specchio d'acqua. Questa è la fase in cui si realizza l'adattamento dell'uomo all'ambiente acquatico e che possiamo chiamare dell’homo aquaticus e della navigazione fluviale. Nel paleolitico recente, il lavoro sistematico e l'ingegno umano realizzano nuovi utensili: asce, coltelli, lance. L'homo jaber, è operoso e pensoso, osserva il guscio, sagoma il tronco e lo scava. Dall'osservazione dei movimenti degli uccelli acquatici e dei pesci gradualmente la pertica si modella in pagaia e poi in remi. E l'uomo non tarda a scoprire che l'uso asimmetrico del remo produce un cambio di direzione al suo mezzo acquatico. Dopo lungo e faticoso cammino l’uomo è pervenuto ad una forma di imbarcazione comune a quasi tutti i popoli primitivi: una specie di almadia. E questa circostanza conforta e conferma l'ipotesi di un'evoluzione naturale dell’attività navigatoria. Il rapporto col mare è più complesso. Sotto costa o in mari chiusi i problemi sono analoghi a quelli delle acque dei fiumi e dei piccoli laghi, dove non esistono fenomeni assimilabili alle tempeste di mare ed è facile prevenire le condizioni di cattivo tempo o sottrarsi all'acqua se coinvolti per imprudenza. Peraltro il detto “marinaio di acqua dolce” è sinonimo di persona di scarsa perizia nautica perché, appunto, le condizioni ambientali non richiedono forti competenze marinaresche. Ma l'uomo è attratto, è tentato ed osa spingersi lontano dalla costa, per pescare, per curiosare, per altri motivi.
Sulla terra l'uomo, camminatore o acquatico, trova utile e sufficiente riferirsi ad oggetti terrestri per memorizzare direzioni e distanze; gli astri rappresentano solo un complemento a questi e forniscono perciò informazioni non determinanti e ricavate con poca precisione. Sul mare, a misura che ci si allontana dalla costa, vengono a mancare i riferimenti fissi e bisogna utilizzare informazioni più numerose e più precise dagli astri. L'uomo osserva più assiduamente e più attentamente il cielo. Impara a cogliere relazioni tra direzioni azimutali degli astri e la loro altezza sull'orizzonte.