È passato poco più di un anno e la mostra
Mirabilia Maris, Tesori dai Mari di Sicilia, che ha già riscosso un notevole successo ad Amsterdam e a Oxford, rispettando il calendario del suo tour il prossimo 6 novembre approderà a Palermo nel Palazzo dei Normanni sede dell’
Assemblea Regionale Siciliana. Con l’apporto della Fondazione Federico II sarà allestita nella Sala Montalto.
Mirabila Maris, ve ne abbiamo parlato a luglio e ottobre 2015 descrivendola in ogni particolare, nasce da un progetto ideato da Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza del Mare. La mostra è il frutto della collaborazione tra i direttori dei musei che l’hanno ospitata e con i quali è stato creato il
Consorzio COBBRA, acronimo per indicare i 5 musei a partire dall’Allard Pierson di Amsterdam e Ashmolean di Oxford, e di quelli che l’ospiteranno in futuro, la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e il Landesmuseum di Bonn. La mostra è dedicata alle testimonianze storico-archeologiche subacquee provenienti dai fondali siciliani dalla preistoria fino alle epoche più recenti con il proposito di promuovere e valorizzare il patrimonio storico archeologico subacqueo recuperato in Sicilia. Questo grande patrimonio finora è stato solo parzialmente fruibile soltanto presso i diversi musei di pertinenza del territorio siciliano.
Inoltre molto, soprattutto ciò che proviene dalle recenti ricerche della Soprintendenza del Mare, non è stato mai esposto. Così la mostra offre per la prima volta una visione d’insieme più esaustiva dell’intensità degli scambi culturali, dei traffici commerciali nel Mediterraneo, aventi come protagonista la Sicilia, che, per la sua posizione, fin dalla preistoria è stata il baricentro della navigazione mediterranea, sia al fine di pacifici scambi, sia per operazioni militari di conquista ed espansione da parte di popolazioni diverse che come meta o luogo di partenza o attraversamento di migrazioni.
Circa 3500 anni di storia della Sicilia sono documentati con reperti di provenienza marina che spaziano dalla statuaria ai complementi di navigazione, dalle suppellettili da mensa in metallo prezioso ai più comuni contenitori da trasporto delle diverse tipologie ed epoche (puniche, greche, romane, tardoantiche, arabe, normanne), ai poderosi strumenti da guerra quali alcuni dei rostri navali in bronzo della battaglia delle Egadi, del 241 a.C. che sancì l’epilogo della I Guerra Punica, originando, così, l’inizio del dominio romano nel Mediterraneo.
Con questa mostra si evidenzia anche il difficile lavoro degli archeologi subacquei con un tributo ai pionieri di questa disciplina ma anche con particolare attenzione alle nuovissime metodologie d’indagine e prelievo in alto fondale offerte dalla tecnologia a supporto della ricerca.
A Palermo la mostra si arricchisce con uno dei cannoni della nave genovese di Sciacca che raccontano molto di più della storia di un naufragio.
Parlano di un brano importante della storia siciliana, il tardo Rinascimento, epoca in cui i rapporti tra Genova e Palermo furono molto stretti e in cui i traffici commerciali e marittimi tra le due regioni erano frequenti e proficui. Si tratta di pezzi di artiglieria di prestigio, per valore e fattura: i cannoni ritrovati si collocano per gli elementi caratterizzanti in un importante momento della storia dell’artiglieria del Mediterraneo e del Rinascimento. Le attività subacquee, inizialmente sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Beni Culturali di Agrigento e in seguito della Soprintendenza del Mare di Palermo, hanno consentito il recupero complessivo di otto cannoni di bronzo e ferro, della seconda metà del XVI secolo, oltre a diverse parti strutturali dello scafo, stoviglie e strumenti di bordo.