I volti del mare, Angeli di legno per marinai e appassionati di mare

Scritto da Il Mare
22 settembre 2015

Giulia con Gloria Bertolone e al centro Partenope
Questo vuole essere un omaggio alla collezione delle ventotto polene, sculture sicuramente tra le più belle e raffinate del mondo, custodite nel Museo Tecnico Navale di La Spezia, presso l’Arsenale. Presto saranno accolte in un salone, al piano superiore, tutto a loro dedicato. Abbiamo avuto, l’occasione di ammirarle e fotografarle con una guida d’eccezione, una spezzina doc, la scultrice Gloria Bertolone. Nate per decorare la prua delle navi, indicavano il nome e il mestiere del proprietario. Il suo nome risale al Seicento derivante dal francese poulain “polacco” e più precisamente dall’espressione souliers à la polaine, che indicava una singolare calzatura con la punta lunga e rialzata somigliante appunto alla prua di una nave. 
Atalanta
Angeli di legno che un tempo proteggevano la nave costituendo con essa una sola entità. Per secoli hanno allontanato le insidie dei mari e hanno ammaliato marinai e viaggiatori. Oggi le ritroviamo nei musei e rappresentano un repertorio completo di storie e di immagini per appassionati di mare, collezionisti e studiosi. Donne e guerrieri, dei, mostri e animali: figure realistiche e magiche insieme, semplici e nello stesso tempo emblematiche.
Per prima parliamo della bellissima Atalanta, conosciuta come “la famigerata” o la “maledetta” fu ripescata nell’Atlantico nel 1866 tra i relitti di una nave rimasta sconosciuta, e trasferita al Museo spezzino. Rappresenta una giovane donna con un seno nudo e con la mano che solleva il vestito nell’atto di andare, qualcuno ha visto in lei le fattezze della dea Atalanta, la mitica cacciatrice. E poi mostrare i seni al mare si riteneva che placasse le tempeste. La sua bellezza ha fatto innamorare marinai di mezzo mondo, ha esercitato un grande fascino tanto che alcuni si sono uccisi per lei. Si racconta che nel 1923 uno dei custodi del museo se ne invaghì e conscio di non poterla far sua, finì col suicidarsi impiccandosi di fronte a lei. In seguito si uccise per lei il falegname che la restaurò e un soldato tedesco che la rubò dal museo durante l'ultima guerra mondiale. 

Il militare tedesco fu ritrovato morto nella stanza accanto alla statua rubata. Un biglietto dedicava ad Atalanta il gesto estremo: Nessuna donna è come te Atalanta, a te offro la mia vita. Di altri morti non si è più saputo niente, ma di lettere d’amore e continue infatuazioni si continua a parlare. Il fascino della polena Atalanta è ancora vivo. 
Bellona
  Ma sicuramente la più famosa della collezione in mostra all’Arsenale è la polena della fregata austriaca Bellona, dea romana della guerra. È stata realizzata nel 1848 da un anonimo artista maestro d’ascia e intagliatore di polene che prese a modello la splendida Ebe dello scultore veneto Antonio Canova. Bellona segna un passaggio determinante nella storia delle polene, perché la riproduzione di un’opera d’arte, la sua bellezza, le sue forme seducenti, il seno che mostra davanti al mare, ne fanno la figura più adatta ad essere una polena. Ma quando la nave austro-ungarica venne disarmata, Bellona perde la sua funzione di propiziatrice di una buona navigazione e finisce in un museo. Per nascondere le sue forme avvenenti, il segno voluttuoso del seno scoperto viene “vestito” con un corpetto di gesso. Soltanto nel 1992 quel corpetto viene eliminato nel corso di un restauro e così Bellona ha riconquistato la sua vera identità di antica dea della guerra.
Sempre in tema femminile (2) Euridice, la polena della Regia Fregata Sarda varata nel 1828 nei cantieri della foce di Genova, rappresenta la ninfa piangente che ha nella mano destra la fiaccola della vita. La polena apparteneva all’omonima fregata genovese a bordo della quale prestò servizio Giuseppe Garibaldi.
Ciclope
Il Ciclope, in legno intagliato e dorato, rappresenta il fabbro, racconta Ovidio, che nei crateri dei vulcani costruiva i fulmini per Zeus e le armi per gli dei. Ha la particolarità di avere un terzo occhio posto in mezzo alla fronte, che gli consentiva di vedere ciò che era invisibile. Ornava la prua del Mongibello, un battello a ruota costruito nel 1841 nei cantieri di Castellamre di Stabia.
Quella proveniente dal piroscafo garibaldino Baleno, ex Fairy Queen inglese, raffigura la regina Vittoria d'Inghilterra in età giovanile con corona reale.
Polena Vittorio Emanuele II del regio vascello Re Galantuomo, ex napoletana Monarca. Fu varato a Castellammare di Stabia nel 1850 col nome di Monarca per conto della Marina borbonica e nel 1860 entroò a far parte della Marina italiana cambiando il nome in onore di Vittorio Emanuele II.
C. Colombo
Polena della R.N Cristoforo Colombo 1843 ( di origine sarda ) raffigura Colombo con il globo terrestre in mano.
Polena proveniente dalla nave Dora, costruita dagli inglesi per i russi con il nome di Neva ed acquistata dalla Marina sarda per la spedizione di Crimea (1855) e raffigura una giovane donna che tiene fra le mani una rosa bianca, forse la rosa di York.
Re Vittorio Emanuele II
La polena della fregata napoletana Partenope, rappresenta allegoricamente Napoli sotto forma di una donna dall'aspetto fiorente; questa nave fu la prima nave di linea costruita a Castellamare di Stabia dal celebre ingegnere Imbert, varata nel 1786 e riattata nel 1834; operò molto dal 1848 al 1860 ed il 27 maggio 1860 cannoneggiò i Mille di Garibaldi entrati a Palermo.
Quella raffigurante la dea Minerva con elmo, spada e scudo sul quale è riprodotta una testa di Medusa è la polena sistemata sul vascello napoletano Minerva. Su questo vascello nel 1799 fu impiccato Francesco Caracciolo a conclusione degli eventi della Repubblica partenopea.
Euridice
Fairy Queen
La polena del I.R.N Kaiserin Elisabeth costruito a Pola nel 1889 rappresenta l’imperatrice Elisabetta d'Austria moglie di Francesco Giuseppe assassinato a Lugano l’anno prima.


Da leggere. Li trovate sul sito della libreria http://www.ilmare.com/
Polene, i volti del mare , di Marilena Maffei 
Polene, di Giancarlo Costa
Minerva