Un ponte romano che ancora resiste a Fertilia, nell’estany del Calich

Scritto da Il Mare
30 dicembre 2017
Giancarlo Pavia, il nostro “geometra” scrittore, con le sue sei uscite da ottobre è da considerare un vero habitué del nostro magazine. E oggi chiude il 2017 con il “botto” presentandoci la sua settima perla, un soggetto di cui non si parla molto: il ponte romano di Fertilia che resiste e si può ammirare, dopo 1800 anni, nello stagno di Calich. Il comune di appartenenza è Alghero e la provincia è Sassari. Il Calich, tra le più importanti zone umide costiere della Sardegna, in algherese Estany del Càlich, ha dato il nome al primo nucleo dell’insediamento fascista di Fertilia. Si estende dalla periferia della città dietro alla spiaggia di Maria Pia, è collegato al mare da un canale, dove si trovano i resti del ponte. Si estende, parallelo alla costa, per un centinaio di ettari, ha una grande importanza naturalistica, rappresenta una zona cuscinetto tra il mare e l’entroterra e costituisce un vero e proprio
polmone vitale per molte specie, che vi trovano rifugio e cibo, è dichiarata Oasi permanente di protezione faunistica e di cattura, dove molte specie svolgono importanti fasi del loro ciclo biologico, come ad esempio la riproduzione, la muta del piumaggio, la sosta migratoria e lo svernamento.
Altrettanto importante è la sua valenza come peschiera con gli allevamenti di molte specie dai muggini alle orate, dalle spigole alle sogliole e alle anguille. Il ponte venne costruito dai Romani per poter attraversare lo stagno, costituendo il passaggio obbligato per chi voleva raggiungere Turris Libisonis, oggi Porto Torres. Resiste ancora con 13 delle 24 arcate originali e nel punto più alto raggiunge circa 3 metri di altezza sul livello delle acque. Il reperto esercita ancora, circondato da canneti, vegetazione spontanea lacustre e solitudine dei luoghi, una notevole attrattiva simbolica, ricordando la grande potenza dell’Impero Romano. Particolare è la tecnica con le sue finalità costruttive con pile di fondazione originarie Romane e arcate sia a tutto sesto che a sesto ribassato (restaurate nel 1200), con imposte sommerse; i conci sono di modeste dimensioni prevalentemente non cuneiformi; la malta tra i conci è di notevole spessore. Sull’ultima arcata residua lato mare, ai due lati sono presenti due spalle a prisma, conformate a fendi-acque per contrastare le onde di marea.
La lunghezza è di circa 80 metri, la larghezza interna stradale di circa 4 metri (misura standard presso i Romani), lo spessore delle murature laterali di parapetto circa cm 50 per ogni lato; le arcate variano dai m 2,50 ai m 4,00 di luce.
Per raggiungere il Ponte Romano, partendo dal centro di Alghero, si deve percorrere la strada litoranea in direzione Fertilia: si parte dal Museo Diocesano dell’Arte Sacra, in via Maiorca, e si procede verso sud. Dopo 170 metri si gira a sinistra  e si prosegue lungo via Gilbert Ferrei; dopo 130 metri si svolta a destra  e si entra in via San Francesco. Si prosegue per altri 110 metri e si gira a sinistra, imboccando via Cagliari, seguendola per 350 metri; al bivio si svolta  a destra e si prosegue su via Garibaldi per un chilometro. Alla rotonda si prende la prima uscita e si imbocca la strada Litoranea in direzione Fertilia. Si segue la litoranea per 4,8 chilometri, fino ad arrivare a destinazione. È visibile nella sua interezza anche durante le ore notturne. Uno spettacolo estremamente suggestivo per chi si affaccia dalle passerelle del ponte di Fertilia o per chi transita in auto. Il reperto è protetto da recinzione e cancellata a terra, quindi (giustamente) non accessibile.
Giancarlo Pavia