Una nuova “perla” per la Soprintendenza del Mare che governa i 1500 chilometri di costa siciliana con un’infinità di fondali ancora inesplorati. Si tratta di un
nuovo e rivoluzionario sistema interattivo per fruire beni archeologici subacquei facilmente raggiungibili dagli appassionati subacquei. È un semplice dispositivo, in pratica un computer subacqueo, che permette di ottenere ogni informazione sul relitto o sul sito archeologico che si sta osservando. Il sistema, denominato UG3K, progettato e realizzato dall’ingegnere Pietro Selvaggio, consiste in un lettore da applicare al polso a cui è collegata un’antenna in grado di leggere la targhetta identificativa, ovvero di restituire una scheda composta da testo ed immagine del reperto codificato.
La scheda può essere sia una immagine predefinita della dimensione di 480x254 pixel (a tutto schermo) o una scheda composta da una immagine di 200x254 pixel e un riquadro di testo di 280x254 pixel. I comandi del sistema sono semplici e intuitivi, per metterlo in funzione è sufficiente avvicinarlo brevemente alla targhetta e per prima cosa selezionare la lingua (inglese o italiano) scelta confermata dal lampeggio di un led rosso in corrispondenza della lingua selezionata. Inoltre nell’ambito del progetto è stato realizzato uno spot video su ogni itinerario e un promo video, inoltre un portale web sugli percorsi con schede, notizie e filmati e una app per smartphone e tablet disponibili su piattaforma IOS e android.
Quindi ora, come avviene davanti a monumenti dove basta puntare il telefonino o un lettore che interpreta il cartellino per avere tutte le notizie utili, tutto ciò sarà possibile farlo sott’acqua con il sistema messo a punto da Pietro Selvaggio in funzione con il progetto “Itinerari Culturali Subacquei in Sicilia”. È un percorso integrato di sette itinerari archeologici, tre dei quali all’interno di Aree Marine Protette, per la valorizzazione del patrimonio culturale sottomarino e la riscoperta dei tesori custoditi nei fondali siciliani, parte dei quali svelati nel corso degli ultimi 10 anni. Sono stati realizzati nell’ambito del Programma Operativo Interregionale Attrattori culturali, naturali e turismo (POIn). I visori subacquei verranno forniti gratuitamente a tutti i diving center che ne faranno richiesta attraverso le sedi delle Aree Marine Protette o delle Capitanerie di Porto. Inoltre sarà attivata una convenzione con gli enti che consegneranno i visori ai diving che ne faranno richiesta.
L’itinerario inizia a Taormina con il “Relitto delle colonne”, al largo di “scoglio croce” dove a circa 25 metri di fronte alla caverna sommersa che si trova sotto il capo, la cosiddetta grotta dei gamberi, si trovano colonne di varie misure fino a sette metri di lunghezza provenienti dal naufragio di una nave di età imperiale. Il “Relitto dei marmi” invece si trova a Capo Passero, il paese più a Sud non solo della provincia di Siracusa, ma della Sicilia che è al di sotto del parallelo di Tunisi. A Noto è in risalto il “Relitto delle anfore”, mentre un “Relitto delle colonne” anche a Marzamemi, in provincia di Siracusa, a circa ottocento metri dalla riva, a sud-est della Punta del Bue Marino, dove in soli sei metri di profondità si ammirano numerose colonne di notevoli dimensioni e il marmo appare bianco, leggermente venato di azzurro. Il diametro della colonna più grande è poco meno di due metri e la lunghezza di circa sei. Il giacimento in base alla presenza di alcuni frammenti di anfore è datato III secolo d.C.
Nonostante la dispersione dei reperti, si riesce facilmente a comprendere che originariamente essi dovevano essere disposti in file parallele su di una imbarcazione della larghezza di 7-8 metri per una lunghezza di oltre 30. La stazza complessiva di tale antica navis lapidaria, della quale ormai non resta più alcuna traccia, stimata in circa 200 tonnellate, tra gli scafi medio-grandi finora identificati, è la testimonianza delle rotte del commercio del marmo dall’Oriente in età imperiale. Dalle colonne, con un salto di una quindicina di secoli passiamo al “Relitto dei cannoni” di Marettimo, la più lontana delle Egadi, e alle incursioni dei pirati barbareschi.
L’isola, ricca di anfratti e ridossi, si prestava come base per i pirati, e uno di questi vascelli, alla fonda in una cala per rifornirsi d’acqua, nella zona più nascosta presso Cala Spalmatore, fu intercettato e affondato da una nave spagnola. Adagiati su un fondale roccioso con radure di sabbia alla profondità di circa 15 metri su un’estensione di mezz’ettaro sono stati identificati nove cannoni in ferro. Le loro dimensioni, l’assenza di insegne araldiche fanno pensare che si sia trattato proprio di un vascello pirata affondato agli inizi del XIX secolo. Infine a Ustica due itinerari di interesse naturalistico: Punta Falconiera e Punta Spalmatore. Per questi sono state realizzate anche delle guide plastificate che permettono ai subacquei di visitare i siti seguendo direttamente il percorso e le indicazioni storiche.
“La divulgazione e la valorizzazione del patrimonio culturale sommerso sono stati fin dagli inizi una delle attività più sentite dalla nostra Soprintendenza, ha affermato Sebastiano Tusa. Progettando ed attivando, tra le molteplici attività, i percorsi/itinerari o parchi archeologici subacquei visitabili in linea con i principi della Convenzione Unesco sulla protezione del patrimonio culturale sommerso ci basiamo sulla convinzione che la tutela del mare non può prescindere dalla conoscenza e dalla sensibilizzazione non solo dei cosiddetti addetti ai lavori, ma anche del pubblico più vasto. Mare e cultura, ecco un binomio che rappresenta per noi qualcosa di inscindibile che, oltre a costituire l’oggetto quotidiano dell’entusiasmante percorso di ricerca, conoscenza, tutela e valorizzazione che pratichiamo con professionalità ed entusiasmo, potrà essere per il futuro di quest’isola qualcosa di più di uno slogan turistico.
La ricerca, la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico ed archeologico sommerso sono aspetti di una medesima strategia che non vanno separati. Anzi il coordinamento e, soprattutto, l’equilibrio tra le varie azioni è la chiave per garantire il successo di ogni corretta iniziativa volta a tutelare il grande scrigno del mare per noi e per le generazioni future. Il presente progetto contribuisce in maniera rilevante ad accrescere la riconoscibilità ed il valore sociale e culturale di un patrimonio – quello culturale sottomarino – a lungo negletto e, soprattutto, in balia di pochi speculatori. Questo progetto degli itinerari, ha sottolineato Tusa, accresce in maniera esponenziale il valore dell’offerta culturale che emana dal patrimonio storico-archeologico sottomarino siciliano, con ricadute non indifferenti sia sull’incremento del livello di conoscenze della popolazione sia nell’offerta turistica culturale della Sicilia”.
Le fotografie sono di Salvo Emma – Soprintendenza del Mare Regione Sicilia