Ancora una volta i due saggisti siciliani Carlo Ruta di Ragusa e Sebastiano Tusa palermitano, saranno ospiti della nostra libreria il prossimo 15 febbraio per parlare del loro nuovo lavoro, il libro Viaggio nell’antica Roma, lungo le vie del sapere, delle cittadinaze e del sacro. A “interrogarli” i due gionalisti Pippo Cappellano e Pino Blasone. Nel risvolto di copertina la presentazione che segue: Roma si erse dal fondo della storia con un uso strategico e intensivo della forza, quella soprattutto delle sue legioni: una forza dominatrice, intrisa di bisogni e istinto. Di tale pulsione essa seppe fare tuttavia un impiego razionale. E questo è, in primo luogo, quel che fece l’originalità del suo cammino. Roma fu violenta, e lo fu in maniera paradigmatica, coltivando una nozione flessibile del limite. Essa fu tuttavia tante altre cose, che finirono con il tradursi, insieme, in un complesso processo di civilizzazione, in cui le istanze della ragionevolezza, scontrandosi con gli appetiti predatori, riuscivano non di rado a imbrigliarli e a dirigerli con criterio: cosa che spiega, tra l’altro, l’interesse dei Romani, che non amavano le metafisiche dei Greci, per il pensiero e le prescrizioni degli stoici. Un forte motivo ispiratore di quel lungo percorso divenne allora la legge, attorno a cui maggiormente si destreggiò il genio dei ceti dirigenti, lanciando un po’ alla volta un corpus di princìpi che nelle linee essenziali sarebbe sopravvissuto di gran lunga al destino monarchico, repubblicano e infine imperiale di Roma. L’Urbe cercò di regolare con ponderazione l'intera vita sociale. Guerreggiò ma si aprì ai popoli, assimilandone gli aspetti che riteneva più produttivi. Ebbe una nozione estensiva e aperta delle cittadinanze. Regolò inoltre in maniera innovativa le attività economiche e commerciali, con un'attenzione particolare alle attività marinare, lanciando modelli che ancora oggi costituiscono la base dei commerci per mare. Roma si aprì allora ai contagi, fino alla sua dissoluzione, quando, lasciate le vecchie insegne imperiali, riviveva come capoluogo di una religiosità che avrebbe scritto nuove importanti pagine di storia. Dal nuovo viaggio affrontato dai due studiosi emerge allora l'“attualità” di quella lunghissima vicenda civile, delle sue ragioni, dei suoi saperi, del suo senso del sacro. Ma ancora una volta, con questo dialogo incalzante, gli autori intendono illustrare aspetti emblematici del passato mediterraneo, che possano contribuire a una conoscenza più avvertita del presente