Quella dei corsari è una delle tante storie che racconta il nostro mare, inteso sia come mare nostrum Mediterraneo, sia come il “più nostro” Adriatico sino alle coste di Romagna, le cui spiagge sono ora il luogo familiare per eccellenza, ma dove tra le ultime incursioni di corsari e la nascita dei primi stabilimenti balneari passarono solo due decenni. Anche il Mediterraneo ebbe infatti i suoi corsari, meno famosi ma certo non meno interessanti dei loro “colleghi” dei Caraibi; essi furono una presenza costante e pericolosa soprattutto tra la fine del sec. XVI e l’inizio del XIX, nel quadro della contrapposizione, ma anche della convivenza e del reciproco interesse e curiosità tra il mondo degli stati cristiani e quello dell’Impero Ottomano, che dopo Lepanto vedono le loro forze e i loro insediamenti in equilibrio sulle opposte sponde del Mediterraneo. Una “guerra inferiore”, come la definì il grande storico Fernand Braudel, che vide protagoniste le navi corsare che avevano le loro basi nelle reggenze barbaresche di Algeri, Tunisi, Tripoli, senza dimenticare la miriade di imbarcazioni più piccole che trovavano rifugio nei tantissimi anfratti delle coste del Mediterraneo. Una pratica, quella della guerra di corsa, comune a entrambi i fronti, e che fu strettamente legata a quella della schiavitù, che coinvolgeva oltre ai marinai messi ai remi sulle galee anche i pescatori e le popolazioni costiere, per le quali l’arrivo dei “Turchi” era una eventualità sempre presente e temuta, fonte anche di una ricca produzione folclorica e artistica. In definitiva, un avvincente capitolo della nostra storia, dove le distinzioni e le contrapposizioni si rivelano molto più sfumate e ambigue di quanto non appaia al primo sguardo.
Data pubblicazione
01/06/2014