1831. La sera del 9 luglio un’isola nuova emerge dal mare. Un’isola di cui nessuna carta nautica riporterà mai le coordinate. Le tre potenze navali che dominano nel Mediterraneo se la contendono, ognuno di quei governi impone persino un nome ad un fenomeno che non ha precedenti a memoria di geografo, in quel tratto di mare tra la Sicilia e l’Africa. Ora i migrantes vi annegano a migliaia. Trenta giorni dopo l’isola scompare. 1968. In una trattoria di Venezia, nelle pause delle riprese di un film per la tv con e sul poeta americano Ezra Pound si instaura un gioco letterario rievocativo di quell’evento troppo seducente per non offrirsi come una sfolgorante metafora biblica. Due giganti della letteratura mondiale, Ezra Pound appunto, e Alan Ginsberg per una convergenza di destini, accompagnano l’evoluzione di quella scrittura in versi sciolti che sera dopo sera l’autore leggerà a loro e ai componenti la sua troupe. Parodia o pastiche, il paradossale di questa contaminazione letteraria pronta per le musiche di Saty è che a tenerne a battesimo la stesura, seduti attorno al tavolo di quella trattoria, furono un poeta americano figlio di puritani del New England ammiratore di Mussolini, convinto antisemita, e un poeta americano ebreo, figlio di Naomi Livergant membro attivo del partito comunista americano.
Data pubblicazione
01/12/2011