Il mare che viene e che va: il titolo del più recente lavoro pubblicato da Bruno Marengo, richiama ancora una volta alla nostra mente, l'immagine del mare. È lo stesso mare, splendente nel suo azzurro d'estate, che abbraccia la spiaggia della Riviera di Ponente in "A Spotornoo", opera prima dell'autore, scintillante racconto d'epoca ambientato nell'estate del 1961, quella della nostra comune iniziazione alla vita. È lo stesso mare sul cui orizzonte compare e scompare la "Cattedrale di Apenac", luogo mitico ed irraggiungibile dei desideri e delle speranze più recondite, le cui alte guglie s'innalzano soltanto alla vista di pochi eletti, quelli che possono pensare, davvero, di scalare la maestosità dell'immaginario. È lo stesso mare su cui si affacciano le casette multicolori, dipinte nei quadri di Ettore Canepa, il pittore sicuro ispiratore dei paesaggi descritti con tanta raffinatezza nei libri di Marengo. Questa storia "del mare che viene e che va" può essere sicuramente definita come "una storia morale". Un racconto, una narrazione che dipana la sua matassa, per concludere con un insegnamento "in positivo". Non si tratta, ovviamente, del "lieto fine" delle fiabe classiche, ma della lezione che ci viene dal dubbio, dalla contraddizione, dell'agitarsi della vita che, a un certo punto, è messo in discussione da avvenimenti imponderabili (quasi la "mano del fato") che contribuiscono così, quasi inavvertitamente, a svelare la realtà dell'animo umano, tra la slanci, egoismi, chiusure, aperture. Alla fine, però tutto non ritorna come prima e tutti "non vissero felici e contenti".
Data pubblicazione
01/11/2003