La vita più intensa è raccontata in sintesi dal suono più rudimentale: quello dell'onda del mare che da quando si forma muta ad ogni istante. È così che scriveva Italo Svevo ne La coscienza di Zeno, ed esattamente di questo, oggi, scrive in versi Corrado Vatrella in Panthalassa. Scrive di un mare dolce, spirituale, intimo. Scrive di un mare cimitero di speranze, riottoso, imprevedibile. Scrive di un mare che non è solo balneazione e partite a racchettoni, ma anche fatica e sudore per chi, con il mare, ci lavora. Scrive di quell'acque saline che da milioni di anni lambiscono e frastagliano le rive terrestri. Ne scrive scegliendo il linguaggio della poesia, che più di altri sa raccontarci il mondo in cui viviamo e che troppe volte non siamo in grado di "cogliere". E con la poesia, ci porta a sederci sulla riva del mare, del "nostro" mare, a respirare salsedine ed eternità.
Data pubblicazione
01/06/2011