Il Cinquecento è stata un’epoca di guerre sanguinose: il mondo cristiano e quello musulmano combattevano per imporre potere e religione, Lutero aveva fatto scoccare la scintilla di un fuoco che avrebbe dilaniato l’Europa, dividendola fra cattolici e protestanti, le rivalità fra l’Imperatore Carlo V, Francesco I di Francia e i loro alleati causavano continue guerre, rovine e devastazioni mentre ad oriente l’impero ottomano avanzava minaccioso raggiungendo l’Ungheria e le porte di Vienna. Acque e coste del Mediterraneo erano martoriate dalle feroci incursioni delle bande di pirati barbareschi provenienti dalle coste settentrionali dell’Africa. Quelle acque erano il regno dell’inafferrabile e astuto Dragut. Dragut era un solitario, il pirata lo faceva per sé, per la sua gloria, anche se in molte occasioni è stato una pedina nei vasti disegni del Sultano Solimano il Magni co e di Kehr-ed-din, detto Barbarossa, capo dei pirati e ammiraglio della otta ottomana. Grandi uomini lo hanno combattuto ma non erano eroi. L’Imperatore Carlo V, preoccupato della stabilità nei suoi immensi e tormentati domini, aveva incaricato il suo Ammiraglio, il genovese Andrea Doria, di spazzarlo via dalle acque del mare e quest’ultimo ha passato buona parte della sua lunga vita a dargli la caccia. Neppure lui era un eroe: un commentatore dell’epoca lo ha de nito più pirata dei pirati. In questa guerra che si è combattuta per terra e per mare, sono morti molti uomini senza nome e le pagine di questo libro sono anche per loro. Ma la Storia è un lo aggrovigliato e per questo le storie si ripetono nel tempo. Forse però, se si andasse a ritroso, tirando il lo all’in nito, si potrebbe anche arrivare all’origine di tutto.
Data pubblicazione
19/04/2013