Il grandioso complesso portuale dell'antica Roma, articolato sui due poli di Ostia e di Porto, è stato oggetto di tanti studi e pubblicazioni (ai navigatori di Internet basta dare un'occhiata alla sterminata bibliografia messa in linea dal sito OSTIA - Harbour City of Ancient Rome), che qualsiasi nuova opera su tale argomento parrebbe necessariamente costretta a riproporre temi ampiamente trattati dai testi precedenti, limitando la propria originalità alla sola aggiunta di qualche aggiornamento relativo ai più recenti ritrovamenti archeologici. Tale sensazione, tuttavia, viene del tutto fugata non appena si inizia a sfogliare questo nuovo libro di Maurizio Silenzi, presentato - nel sottotitolo - come "Storia e ricostruzione urbanistica del progetto architettonico, sociale e politico dell'imperatore Claudio per la realizzazione del Portus Romae". Fin dal primo capitolo, di introduzione allo studio, viene efficacemente sottolineata "la grande importanza del rapporto che è esistito tra la città di Roma e il mare", a partire dalla fondazione dell'Urbe fino alla fondazione dell'Impero, ed il ruolo essenziale successivamente mantenuto dal Porto di Roma che, "per tutto il periodo imperiale, fu la chiave di volta del sistema romano". I successivi cinque capitoli (II-VI) costituiscono la premessa storica alla costruzione del porto imperiale: vengono in particolare esaminati quel carattere di "città marinara" che giustamente deve essere riconosciuto all'antica Roma (come peraltro ebbe occasione di dire anche Cicerone), la stretta connessione al mare assicurata dal suo fiume, il porto fluviale della città, il primo approdo marittimo costituito dalla misteriosa Ostia di Anco Marcio e la successiva struttura portuale della città di Ostia che noi conosciamo (scavi di Ostia antica), da cui si irradiò, per tutto il periodo della Repubblica, l'espansione economica, politica e culturale di Roma, per mezzo dei suoi traffici commerciali marittimi e - soprattutto a partire dalle guerre puniche - delle sue flotte militari. La panoramica storica viene quindi conclusa nei successivi due capitoli (VII-VIII), che descrivono rispettivamente l'interessante figura dell'imperatore Claudio e la costruzione del grande Porto di Roma. Claudio, che fu uno studioso erudito e raffinato, un lungimirante riformatore della amministrazione dello Stato, un energico artefice del consolidamento e del potenziamento dell'Impero (basti pensare alla conquista della Britannia), nonché un concreto realizzatore di grandiose opere pubbliche, concepì lo straordinario disegno di dotare l'Urbe del più ampio e razionale porto marittimo artificiale di tutto il mondo romano, con capacità tali da imporsi come centro vitale e meta privilegiata della vasta rete delle comunicazioni marittime del Mediterraneo. Tale struttura, secondo la ben argomentata tesi sostenuta dall'autore, venne interamente progettata dallo stesso Claudio, realizzata in massima parte durante il suo stesso principato, completata ed inaugurata da Nerone, parzialmente ristrutturata da Traiano (da cui prese il nome il bacino esagonale) e sottoposta ad ogni cura dai successivi imperatori fino all'inizio del V secolo, cioè per l'intera durata dell'Impero. La rimanente e più cospicua parte del libro (capitoli IX-XV) contiene l'accurata descrizione dei risultati conseguiti dall'autore nella sua indagine sulla conformazione del Porto di Roma: "una ricerca, che ha richiesto 3 anni e mezzo di studio, visivamente compendiata in questo libro con 235 immagini e disegni, più una serie di tavole allegate", e che illumina di nuova luce "l'affascinante e avveniristico progetto originale del grandioso complesso". Gli aspetti presi in considerazione nello studio sono numerosissimi e di ogni possibile natura: oltre alle fonti letterarie ed alle evidenze archeologiche, si va dall'epigrafia, alla numismatica, alla cartografia (iniziando dalla Tavola Peutingeriana), all'aerofotogrammetria, all'urbanistica ed all'architettura, avvalendosi altresì di una serie di sorprendenti "riferimenti simbolici (cosmici, territoriali e geometrici)", che, affiancati ai dati verificabili, appaiono trovare più di un riscontro. Nell'esame dell'iconografia antica, una particolare attenzione è stata riservata all'analisi di due monete celebrative (quelle, ben note, di Nerone e di Traiano), di due bassorilievi navali (quello della collezione Torlonia e quello di Copenaghen) e dell'affresco recentemente ritrovato al Colle Oppio: a tale dipinto viene dedicato un intero capitolo (XIII) per illustrare tutti i particolari per i quali quello scorcio di città vista a volo d'uccello risulta identificabile come "una rappresentazione della parte meridionale della zona urbana di Portus articolata intorno al bacino esagonale". Dall'insieme delle risultanze dell'indagine scaturisce una nitida ricostruzione della struttura urbanistica e portuale del Porto di Roma, con una precisa indicazione della possibile collocazione delle opere marittime non ancora individuate dall'archeologia (fra queste, il celeberrimo Faro), e con svariate altre deduzioni di spiccato interesse marittimo, quali quelle relative al sistema dei canali, ai fanali interni usati per allineamento ed ai percorsi navali (rotte di entrata, di uscita, ecc.). In definitiva, il libro presenta un duplice carattere: per gli studiosi, un nuovo contributo alla conoscenza, anche ai fini della messa a fuoco delle aree da sottoporre ad indagine (qualcuno avrà mai l'ardire di scavare la gigantesca nave di Caligola sepolta sotto al basamento del Faro?), o perlomeno da salvaguardare; per tutti gli altri, una ricchissima miniera di informazioni, esposte con chiarezza e semplicità nonostante la complessità della materia, sul più celebre ed importante porto della civiltà romana.