Per Raffaello Brignetti, l'autore del Gabbiano azzurro, il mare «è sempre... lo stesso mare profondo e unico», serbatoio di miti, teatro di enigmi che si rinnovano ad ogni svolgersi di onda. Un mare percorso da tensioni simboliche: anche se i velieri cari a Conrad e a Melville sono stati sostituiti da freddi giganti d'acciaio, identico rimane il senso della sfida che l'uomo rinnova con il primordiale. In questo romanzo, apparso per la prima volta nel 1960, il mistero è rappresentato dal male che si impadronisce di una petroliera italiana, in rotta dall'Africa verso il porto americano di Charleston. Muore il nostromo, poi un marittimo, si comincia a sospettare del cibo, si chiedono affannosamente spiegazioni via radio al Centro medico internazionale. Lo stesso capitano mantiene un atteggiamento ambiguo e reticente. L 'equipaggio, tra febbri e terrori, passa dallo sciopero bianco alla minaccia di un ammutinamento... Intorno alla vicenda Brignetti orchestra una storia corale con minuziosa precisione, aggiungendo un capitolo avvincente all'epopea di tanta letteratura di mare. Come la barca di Ulisse, «carica di bene e di male, cioè di uomini», la petroliera e i marinai di Brignetti conoscono la paura e l'angoscia della solitudine. Nel loro dramma si riflettono i malesseri di una condizione umana che continua a sperare la soluzione di antichi terrori nel porto di Charleston.
Data pubblicazione
01/01/1977