Questa pagina di storia siciliana, pressoché inedita nell’Isola della metà del Cinquecento, s’inserisce prepotentemente tra i drammatici avvenimenti europei che coinvolsero numerosi stati, sia prospicienti il mar Mediterraneo sia alcuni dell’Europa continentale. La ricerca archivistica non vuole avere alcuna pretesa di esaustività, ma fare chiarezza su alcuni aspetti delle lotte tra Cristiani e Musulmani e soprattutto sulla vita dell’illustre personaggio messinese Scipione Cicala, alias Sinan baxà, che per un trentennio divenne, inconsapevolmente, l’ago della bilancia tra due mondi in guerra. Dopo alcuni drammatici eventi ed il coinvolgimento del filosofo Tommaso Campanella e del papa Clemente XVIII, il caso volle che egli divenisse uno dei capi supremi del Divan ed un nemico giurato della Cristianità, delle sorti dell’Europa e della cultura occidentale. L’amore per la madre Donna Lucrezia e per la sua terra d’origine non gli permisero di devastare o di occupare stabilmente la Sicilia, base per una duratura islamizzazione dell’Isola e, probabilmente, dell’intera Penisola Italiana, da usare come trampolino di lancio per assoggettare l’intero continente europeo. Per ciò che ha rappresentato come uomo e per le sue gloriose gesta militari nel mar Mediterraneo e nelle terre europee ed asiatiche, Sinan baxà, è da considerare un mito. Ai tantissimi miti e leggende che hanno accompagnato la lunga storia della città di Messina, è doveroso aggiungere anche quello che per oltre mezzo secolo fu il principale argomento sussurrato dai Messinesi: il mito di Sinan baxà, al secolo Scipione Cicala.
Data pubblicazione
04/04/2017