Il nome del primo atollo a cui approdammo non lo ricordo. Ricordo il colore della sua laguna, la linea dei cocchi che arrivavano fin sulla spiaggia, il calore della sabbia e un grande, sconfinato silenzio rotto a folate dal rombo lontano della barriera corallina. Ricordo il grido della sula che ci venne incontro mentre stavamo approdando sottovento dove l'Oceano accarezzava l'isola con un respiro profondo, le voci degli uomini che ci salutavano, ricordo tutto questo - uguali e diverse sensazioni di tutte le terre di quei mari - ma non ricordo come si chiamava, quell'isola. Sara forse perché hanno nomi meravigliosi e difficili, gli atolli della Polinesia, come Nihiru che vuol dire Bellezza Selvaggia, Hikueru che vuol dire Sette Onde, e Tehatea, Spuma Bianca, ed Aratua, Onda dell'Oceano, e Motutunga e Faharava, Takapoto, Kaukura, Vana-Vana, e in suoni così affascinanti e lontani e facile che la memoria resti prigioniera e confonda e dimentichi.
Data pubblicazione
01/01/1964