Déscite! Sveglia! Così il vecchio maestro d'ascia, arrivando la mattina di fronte al suo laboratorio, nella penombra di un carruggio ligure, grida con fastidio al giovane che dorme raggomitolato sulla porta. Ma appena guarda negli occhi quel ragazzo il suo stato d'animo cambia: sono pieni di paura, pieni di desideri. Il vecchio lascia entrare il ragazzo, gli offre focaccia, acqua e un riparo. Scopre che il suo nome è Mohammed, che è giunto dalla Tunisia su un barcone carico di speranze e di orrori. Tra i due nasce un sentimento elementare e fortissimo di vicinanza, come se l'età e le distanze non potessero nulla rispetto alla loro essenza comune: è il mare che, anziché separarli, li unisce. I giorni trascorrono, uno simile all'altro, sospesi in un tempo uguale e prezioso che né Mohammed né il vecchio vogliono misurare: piano piano, il ragazzo dimostra al "baccan" - come chiama il suo ospite - di conoscere le parole e i gesti dell'arte navale, e lo aiuta nella sua ultima impresa: costruire un gozzo, un'imbarcazione leggera ma solidissima capace di affidarsi al vento del mare e di andare lontano. Lontano dalla sua terra meravigliosa ma - proprio come quella da cui proviene Mohammed - abitata da uomini spesso meschini; una terra che ha amato immensamente ma che gli ha portato via ogni ragione di gioia. Il ragazzo, invece, sogna la luce ambrata e i profumi delle coste africane, e un vento lieve che lo riporti alle sue donne.
Data pubblicazione
01/02/2012